Una corsa disperata in ospedale, una scena che lo staff sanitario mai avrebbe immaginato di vedere. La paziente, arrivata in condizioni gravissime alla struttura ospedaliera di Dehli il 28 gennaio, era una bambina di soli 8 mesi, che aveva appena subito uno stupro.

Una situazione agghiacciante, terribile, difficile anche solo da immaginare. Chi è il mostro che si è accanito su una creatura così piccola e indifesa? Secondo le ricostruzioni di Press Trust of India, l’agenzia che per prima si è occupata del caso, i genitori avevano lasciato la bambina nella loro casa di Subhash Nagar , nella parte occidentale di Dehli, con una zia e il cugino, un uomo di 28 anni, come erano soliti fare quando dovevano andare in città per lavoro.

Quando la mamma della piccola è rientrata dal suo turno come cameriera, l’ha trovata priva di coscienza e in un lago di sangue; da lì la corsa in ospedale, dove alla bambina, ricoverata in rianimazione, sono state riscontrate gravi ferite interne compatibili con una violenza sessuale. È stata sottoposta a una delicata operazione chirurgica durata oltre tre ore, ma le sue condizioni, pur essendo stabili, restano estremamente gravi, poiché lo stupro ha causato lesioni agli organi interni.

È una storia terribile che racconta di una folle brutalità, di un crimine troppo atroce per sembrare vero; eppure, altri casi in passato, seppur diversi, hanno testimoniato esplicitamente la persistenza di pratiche barbare, in un paese che pure ha dimostrato di saper compiere passi da giganti sotto molti punti di vista (basti pensare all’immenso patrimonio scientifico e tecnologico di cui l’India gode), che non risparmiano neppure le neonate.

Swati Maliwal, capo della Women Commission di Dehli, è andata a trovare la bambina e la sua famiglia in ospedale lunedì, come aveva anticipato su Twitter dopo essere venuta a conoscenza della notizia.

Il peggio è accaduto. Una bambina di 8 mesi è stata brutalmente violentata nella capitale e sta combattendo per la sua vita in un ospedale. Sto andando in ospedale per incontrarla. Sono totalmente pietrificata. Terrorizzata all’idea di vederla! Per favore, per favore pregate per lei.

Maliwal ha inoltre così commentato la vicenda via Twitter.

Cosa fare? – ha scritto la donna nel suo tweet – Come può dormire Delhi oggi, quando una bambina di 8 mesi è stata brutalmente violentata nella capitale? Siamo diventati così insensibili o abbiamo semplicemente accettato questo come nostro destino? Dov’è il Sena che ha attaccato uno scuolabus per “proteggere l’onore”? Nessuno deve fare delle domande al sistema ora? 

La terribile vicenda è stata in breve tempo ripresa dai più importanti media, non solo nazionali, ma anche nel mondo: Al Jazeera come il New York Times si sono occupati dell’orribile violenza perpetrata ai danni della piccola, ricostruendo le fasi di indagini successive al crimine. Come riferiscono i giornali, fra cui l’indiano NDTV, la polizia, dopo una breve indagine, ha arrestato il figlio ventottenne della zia e cugino della bambina, che pare aver confessato lo stupro durante il primo interrogatorio. Gli inquirenti hanno rivelato “L’uomo ha confessato, era ubriaco quando ha aggredito la bimba”.

Il problema degli stupri in India continua a essere allarmante, nonostante il governo indiano abbia messo in atto una forte campagna di sensibilizzazione e inasprito le pene per chi commette reati di questo genere. Solo nel 2016 sono stati più di 36.000 i casi di stupro nel Paese, secondo il National Crime Records Bureau, mentre i dati riportati dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia nel 2014 hanno affermato che una vittima di stupro su tre in India è un minore. E ci sono alcuni casi dove il sistema giuridico e giudiziario sembrano latitare pesantemente.

La bambina cui è stato rifiutato il diritto di abortire

Fonte: web

Un altro episodio scioccante avvenuto in India, riportato dal NYT, ha avuto per protagonista una bambina di soli 10 anni, che nell’agosto 2017 ha dato alla luce una neonata, nata in seguito allo stupro subito da parte di uno zio. La famiglia della piccola, in quell’occasione, aveva perso la battaglia legale affinché la bambina potesse ricorrere all’aborto, pratica che tuttavia, passate le 20 settimane di gestazione, è vietata nel paese asiatico. Gli attivisti pro- aborto che si sono occupati del suo caso avevano chiesto per lei un’eccezione, che tuttavia non è arrivata dal tribunale, così il 10 agosto, la bambina è stata sottoposta ad anestesia generale e a un parto cesareo all’ospedale di Chandigarh, nel nord dell’India. Non aveva idea di essere incinta e non le è stato detto di aver partorito, ma solo di aver subito l’asportazione di un calcolo renale. La bambina nata dalla violenza, invece, prematura, è stata messa in terapia intensiva e successivamente data in adozione, poiché la famiglia della piccola stuprata ha detto di non voler avere niente a che fare con la neonata.

Quella della violenza sessuale a danno dei minori resta una piaga sociale pericolosamente diffusa nel territorio indiano, ed è probabilmente necessario che le organizzazioni sovranazionali facciano di più per bloccare il dilagare di questi orribili reati che hanno vittime troppo piccole non solo per difendersi ma, spesso, addirittura per parlare.

Il dramma delle spose bambine

Fonte: Web

L’India, come del resto altri paesi, è però ancora tristemente nota per il dramma delle spose bambine, nonostante le restrizioni fortissime imposte dal Child Marriage Prohibition Act del 2006, sostenuto da Unicef. Le conseguenze, gravissime, dei matrimoni precoci riguardano soprattutto i rapporti sessuali, ai quali spesso le bambine non sopravvivono, e le gravidanze, che, proprio in virtù dell’età, fanno frequentemente registrare morti per parto o morti dei neonati: la gravidanza è la principale causa di morte per le ragazze di età compresa fra 15-19 anni, come spiegato in questo articolo.

 

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!