Taffo rifà il manifesto funebre di Gianna, trans rinnegata anche da morta

L'agenzia funebre Taffo ha rifatto e diffuso tramite i suoi social il manifesto funebre in onore della trans Gianna - morta sola e ai margini della società a 49 anni - cancellando il dead name usato in quello originario, voluto dalla famiglia di origine.

La vita di Gianna, donna trans 49enne di Andria, morta in solitudine lo scorso 17 gennaio, non ha ricevuto rispetto neanche dopo la morte. Un’esistenza fragile e difficile per la donna che, come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, è stata trovata in condizioni disperate, non si sa se per una caduta rovinosa o per percosse, in quella che lei chiamava casa, una dimora diroccata nel centro storico della città, in cui viveva sola, lontana dalla famiglia di origine e senza affetti acquisiti.

Dopo le offese subite in vita, da sempre vittima di dileggio, pregiudizi e atti violenti, Gianna non ha ricevuto rispetto neanche da morta: sul manifesto funebre commissionato dalla famiglia di origine è stata chiamata con il dead name maschile con cui era stata assegnata all’anagrafe.

Per scelta, e rispetto verso Gianna, non citeremo il dead name con cui è stata associata ancora una volta, perché quel nome non esiste: esiste solo Gianna.

L’agenzia funebre Taffo ha scelto quindi di rendere omaggio e onore alla vita di Gianna, riscrivendo un nuovo manifesto funebre che ha pubblicato sui suoi social.

Questo quello che l’agenzia funebre scrive dalla sua pagina Twitter sopra il manifesto riscritto in onore della donna:

Muore ad Andria una persona transgender, Gianna. La famiglia decide di affiggere manifesti funebri con il suo nome al maschile. Un’offesa al nome e all’identità con cui la conoscevano tutti. Abbiamo deciso di rifare la sua locandina funebre.
Il post è stato subito retwettato da Vladimir Luxuria, da sempre attenta al tema e che aveva conosciuto Gianna durante la campagna elettorale a sindaco di Laura Di Pilato. Queste le parole toccanti che l’attivista ed ex politica italiana ha dedicato alla donna:

Gianna, ti ho conosciuta ad Andria grazie a Laura Di Pilato. I tuoi occhi erano di rimmel impastato di lacrime, solo perché eri trans ti hanno insultata e scartata, ti hanno fatta cadere tante volte e ti sei rialzata, ma adesso per una caduta fatale non ce l’hai fatta.

Si tratta purtroppo di una pratica irrispettosa molto diffusa quella di continuare a identificare le persone trans con il loro dead name, quasi a non volerne riconoscere appieno la vera identità. Una pratica a cui ci ha purtroppo abituato troppo spesso anche certo giornalismo italiano, figlio di una cultura che ancora oggi fatica ad accettare la diversità di pensiero e che, proprio a causa di questo atteggiamento retrogrado e transfobico, contribuisce a perpetrarla e legittimarla nelle fila della società.

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