Cos’è il “tampone sospeso”, che dovrebbe esistere in ogni città (non solo a Napoli)
Il tampone sospeso è la nuova iniziativa solidale che viene proposta a Napoli, per tutelare quelle fasce di popolazione delle quali non sempre c'è consapevolezza.
Il tampone sospeso è la nuova iniziativa solidale che viene proposta a Napoli, per tutelare quelle fasce di popolazione delle quali non sempre c'è consapevolezza.
Napoli si mostra ancora una volta una città dal cuore grande e solidale. È nata infatti una nuova iniziativa chiamata “tampone sospeso”. Il principio è lo stesso del caffè sospeso, che si diffuse proprio nel capoluogo partenopeo durante la Seconda Guerra Mondiale: qualcuno si decide di pagare in anticipo per un tampone che qualcun altro effettuerà, ovvero una persona che non ha le disponibilità economiche per farlo.
Ed è tanto più importante perché il caffè è un piacere e non costa tanto condividerlo con altri, ma un tampone può dirci qualcosa di fondamentale sul nostro stato di salute e il costo per alcuni potrebbe renderlo proibitivo.
L’iniziativa prende il nome de Il tampone solidale e il tampone sospeso e si svolge nella basilica di San Severo a Capodimonte, nei pressi del quartiere Sanità a Napoli (lo stesso in cui viveva il grande Totò), consiste in un test di screening per eventuale individuazione di contagio da coronavirus e, riservata ai meno abbienti, ha un costo sociale di 18 euro. Come riporta RaiNews, sono state registrate già 500 prenotazioni.
Il tampone sospeso nasce in seno all’associazione SaDiSa – Diritti in Salute insieme alla Fondazione Comunità di San Gennaro Onlus e in collaborazione con la Farmacia Mele di Ersilio Mele e la Presidenza della Municipalità 3 di Napoli. Per effettuare il test, si accede alla chiesa dall’ingresso laterale: vi sarà misurata la temperatura, firmerete il documento per il consenso informato e dovrete disinfettarvi le mani. Il tampone viene eseguito da personale sanitario reclutato su base volontaria. Alla fine si esce dall’ingresso principale della basilica, in modo che il percorso sia a senso unico e le persone non si possano incontrare a stretto contatto con il rischio di contagio.
Tutto nasce dalla convinzione che solo attraverso una campagna tamponi di massa – ha spiegato il presidente dell’associazione SaDiSa Angelo Melone – con conseguente individuazione dei soggetti positivi, si può evitare un aumento del contagio e, in un momento di grande crisi economica come quello attuale, il costo del tampone deve essere contenuto.
Si mira a effettuare circa 100 tamponi al giorno per 11 giorni (e quindi raggiungere i 10mila tamponi e oltre): per quanto riguarda eventuale positività, si seguirà il protocollo, con la comunicazione all’autorità sanitaria. Sono già stati fatti 150 tamponi sospesi, agli ospiti della comunità La Tenda Onlus, che accoglie poveri e senzatetto. Ma come si fa per contribuire a questo servizio? Basta chiamare il numero di telefono 3792151320 e informarsi per la procedura della donazione del tampone. Se invece siete voi che volete testarvi, chiamando lo stesso numero dovrete presentare prescrizione medica.
La situazione in Campania sul fronte della lotta al Covid-19 è molto difficile. Il 17 novembre sono stati registrati 3019 nuovi contagi, a fronte di altri 4079 nella giornata precedente. Il 17 novembre inoltre sono morte 19 persone e la media dell’incremento settimanale dei contagi è oltre il 27%. La terapia intensiva si è attestata al 34,1% per cento, oltre la soglia d’allerta (che è il 30%).
Ma, come sempre accade, questo è ciò che vediamo. Ci sono segmenti di popolazione di cui spesso non abbiamo percezione: parliamo di senzatetto appunto, di persone che sono in carico ai servizi sociali comunali, migranti a volte, spesso persone di origine italiana o no che lavorano sotto caporale senza nessuna tutela economica e sanitaria. Il tampone sospeso nasce per tutelare loro ma anche per tutelare l’intera società: la salute deve riguardare tutti e accadrebbe anche, ma in un mondo perfetto. In piena pandemia però possiamo provare a fare qualcosa in più rispetto a quello che facciamo di solito.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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