È un po’ insolito parlare di discriminazione e titoli nobiliari. Il titolo nobiliare costituisce di per sé un privilegio e non un diritto, proprio perché nelle mani di pochi e secondo delle regole ben precise: perfino nella nobiltà britannica (e nella Royal Family).

Basti pensare che, ad esempio, nella famiglia reale britannica solo i figli del Principe di Galles sono principi per diritto di nascita (fino a qualche anno fa accadeva solo ai maschi). I titoli sono pochi, o meglio, per pochi. Maschile plurale: in questo caso le femmine non sono incluse.

E allora che cosa stanno facendo le donne che per diritto di nascita appartengono all’aristocrazia britannica ma non potranno tramandare il titolo? Si stanno ribellando, stanno reclamando a gran voce l’estensione di quel privilegio. Esiste infatti un movimento, chiamato Daughters’ Rights, che significa «i diritti delle figlie», che mira appunto a ottenere l’ereditarietà del titolo per le donne, nel nome dell’anacronismo della norma e puntando sul fatto che questo già avviene in Scozia, dove conta solo la primogenitura in sé e non il genere del primogenito.

Per assicurare che le donne abbiano lo stesso diritto degli uomini di candidarsi per l’elezione nella Casa dei Lord – si legge tra le finalità del movimento sul sito ufficiale – In nessun ambito della vita sarebbe accettabile trattare le figlie in modo differente dai figli, specialmente nel cuore del parlamento e ci piacerebbe lavorare con il parlamento per la coerenza e creare uguaglianza tra figli e figlie a tutti i livelli. Il precedente è stato stabilito nel 2013, quando la legge di successione fu cambiata dalla Royal Family, rimuovendo la preferenza dei figli sulle figlie. Vogliamo semplicemente che si ottengano gli stessi diritti per tutte le figlie.

Il diritto di successione delle donne, la scelta di Elisabetta

Per capire meglio bisogna fare un bel po’ di passi indietro. La legge cui questa presentazione del movimento si riferisce è quella per cui la Regina Elisabetta II (una donna) ha deciso che il discendente per la linea di successione al trono sarà determinato dalla sua data di nascita, non più in base al suo genere. Questo significa che se, per qualche ragione, il Principe George (che è il primogenito del futuro Principe di Galles) dovesse essere impossibilitato a salire al trono perché scomparso prematuramente, la Principessa Charlotte non verrebbe “scavalcata” nel suo diritto di successione dal fratello minore, il Principe Louis.

Elisabetta ha preso questa decisione per varie ragioni. Probabilmente potrebbe aver influito il fatto che fosse lei stessa una donna con la corona e che questo non abbia affatto indebolito il cognome di famiglia: Windsor, cui è stato semplicemente aggiunto Mountbatten. Il movimento Daughters’ Rights chiede però che tutte le figlie dell’aristocrazia siano equiparate alle figlie del Principe di Galles e quindi possano ereditare il titolo.

In altre parole, dato che in Inghilterra esistono tantissimi aristocratici e baronetti (che possono essere eletti alla Camera dei Lord), secondo alcuni di essi la norma va estesa anche a loro. Va ricordato che non tutti i figli del re o della regina ereditano un titolo, ma solo quelli che sono nella discendenza diretta con il Principe di Galles (a parte qualche eccezione più o meno famosa, vedi alla voce Principesse Eugenia e Beatrice).

Come si eredita il titolo nobiliare in Inghilterra

Parliamo di Inghilterra e non di Regno Unito perché, come abbiamo accennato, in Scozia le cose sono molto diverse. In Inghilterra il titolo può essere ereditato solo dai primi figli maschi: questo significa che se in una famiglia aristocratica nasce una figlia femmina e poi un maschio, il secondo erediterà il titolo, le proprietà e tutto ciò che c’è da ereditare. Se nasceranno solo maschi, solo il primo otterrà un’eredità, mentre se nasceranno solo femmine nessuna la otterrà. E tutto – dal titolo alla proprietà – finirà a qualche lontano cugino. Tutto questo potrebbe aver avuto un senso in passato, quando erano gli uomini ad amministrare gli averi e rappresentare pubblicamente un casato. Ma oggi non è più così.

È quello che rischia, ad esempio, una delle più strenue sostenitrici di Daughters’ Rights, Charlotte Carew Pole. Suo suocero, come riporta l’Atlantic, era un sir, un baronetto (titolo che la famiglia aveva ricevuto nel ‘600 da Re Charles I). Anche il marito di Charlotte è un baronetto, ma se non cambieranno le norme, il titolo andrà a un lontano cugino, perché Charlotte e suo marito hanno avuto solo una figlia femmina: Jemima. Il movimento delle Daughters’ Rights non è un movimento femminista, non solo perché chi lo compone non vuole essere associato con una filosofia che crede essere «estremista», ma soprattutto perché non è inclusivo. Mira, come spiegavamo, all’allargamento di un privilegio che, seppur in futuro non dovesse fare differenza di genere, sempre privilegio resterà.

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