L’amministrazione Trump ha giustiziato Lisa Montgomery, la donna accusata di aver ucciso nel 2004 una 23enne incinta e di essersi impossessata del bimbo che aveva in grembo, spacciandolo per suo.

Nonostante gli appelli e i numerosi ordini del tribunale che hanno cercato di bloccarne l’esecuzione, la donna, 52 anni, è stata uccisa con un’iniezione letale nel complesso carcerario federale di Terre Haute, Indiana, e dichiarata morta all’1:31 del mattino del 13 gennaio.

Quella della Montgomery è la prima esecuzione federale di una donna in quasi 70 anni. È invece l’undicesima, da quando l’amministrazione Trump ha ripreso l’uso della pena capitale federale a luglio dopo una pausa di 17 anni.

La vicenda di cui si è macchiata la Montgomery risale al 2004 quando, fingendo interesse ad acquistare un cane dalla vittima, la 23enne incinta, Bobbie Jo Stinnett, l’ha strangolata e con un coltello le ha tagliato l’addome per estrarre il feto che ha rivendicato come suo. La bambina è infatti sopravvissuta e ha compiuto 16 anni lo scorso mese, nel giorno dell’anniversario della morte della madre.

Gli avvocati della signora Montgomery hanno più volte citato i ripetuti abusi fisici e sessuali subiti dalla donna nell’infanzia, chiedendo al presidente Trump che la sentenza di morte venisse commutata in una condanna all’ergastolo. Richiesta ovviamente negata. La Corte Suprema ha infatti spianato la strada all’esecuzione, come ha fatto con i precedenti 10 detenuti giustiziati dall’amministrazione Trump.

Una dichiarazione del tribunale presentata dal team di difesa della donna e formulata da uno psicologo clinico attesta che la madre costringeva la Montogmaery a “pagare le bollette” attraverso atti sessuali e che il patrigno regolarmente la sottoponeva ad abusi sessuali. La vicenda ha acceso il dibattito sul ruolo che storie di traumi e abusi nel passato dei colpevoli possono svolgere sulla condanna penale. Il fatto ha poi sollevato molta attenzione anche perché l’esecuzione riguarda una donna, un evento che non accadeva da quasi 70 anni.

Secondo un rapporto trimestrale del NAACP Legal Defense and Educational Fund, solo il 2% dei detenuti nel braccio della morte è rappresentato da donne. Con l’esecuzione della signora Montgomery, non ci sono più donne nel braccio della morte federale. Le ultime donne a essere state giustiziate dal governo federale sono state Bonnie Brown Heady per rapimento e omicidio ed Ethel Rosenberg per spionaggio, entrambe nel 1953.

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Secondo l’avvocato della Montgomery, Kelley Henry, il governo ha violato la legge giustiziando la donna, che soffriva di “malattia mentale debilitante”.

Dovremmo riconoscere l’esecuzione di Lisa Montgomery per quello che è stato: l’esercizio feroce, illegale e inutile del potere autoritario. Non possiamo permettere che questo accada di nuovo.

Nei prossimi giorni è prevista l’esecuzione di altri due detenuti federali: Corey Johnson e Dustin J. Higgs. Un giudice federale del Distretto di Columbia ha bloccato le loro esecuzioni in un’ingiunzione preliminare.

Se non saranno accettate, la loro morte potrebbe essere l’ultima esecuzione federale, considerato che il presidente eletto Joe Biden, il cui giuramento è previsto per il 20 gennaio, ha espresso la sua opposizione alla pena di morte federale.

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