"Uscire di casa per le donne afghane non è normale: è resistenza", l'allarme UN

La rappresentante dell'agenzia delle Nazioni Unite per le donne in Afghanistan, Alison Davidian, ha dichiarato che la loro situazione è un campanello d'allarme per il mondo intero.

Alison Davidian, vice rappresentante delle Nazioni Unite per le donne in Afghanistan, ha rilasciato nella giornata di ieri una dichiarazione durante il briefing stampa presso la sede delle Nazioni Unite a New York attraverso un collegamento video da Kabul, e ha spiegato la situazione delle donne afghane in materia di diritti umani.

In qualsiasi parte del mondo, l’atto di uscire dalla porta di casa è una parte ordinaria della vita“, ha dichiarato Alison Davidian. “Ma per molte donne afghane è un atto straordinario. È un atto di resistenza“.

A 344 giorni da quando i talebani hanno preso il potere a Kabul, dopo il crollo del governo di Ashraf Ghani, la situazione delle donne afghane è più che mai in pericolo: “Quando vi ho informato a settembre, vi ho detto che decenni di progressi per le donne e le ragazze afghane rischiavano di essere cancellati. Oggi sono qui per dirvi che i nostri timori si sono concretizzati“, è l’allarme lanciato da Davidian.

Negli ultimi 11 mesi, infatti, come ha riportato Davidian, c’è stato un esponenziale aumento di restrizioni e comportamenti coercitivi verso le donne da parte del governo talebano: le donne sono state escluse dalla vita politica, non è permesso loro di lavorare fuori casa se non in alcuni ruoli e lavori prestabiliti, hanno l’obbligo di coprirsi il volto in pubblico, devono avere un accompagnatore maschio se si allontanano da casa per più di 78 chilometri e non è permesso loro frequentare le scuole superiori.

Sebbene l’Afghanistan non sia l’unico Paese che limita i diritti delle donne, Davidian ha sottolineato che la situazione delle donne afghane è un campanello d’allarme per il mondo intero: “Dimostra come decenni di progressi in materia di uguaglianza di genere e diritti delle donne possano essere letteralmente spazzati via in pochi mesi“.

Nonostante le oppressive limitazioni che subiscono, Davidian ha specificato che le donne afghane non hanno intenzione di arrendersi: “Non accetteranno questa esclusione sistematica dalla vita pubblica, queste restrizioni al loro diritto di imparare, di lavorare e di avere una voce“, ha detto la rappresentante.

Ma cosa può fare all’atto pratico la comunità internazionale per sostenere le donne afghane e per dare loro visibilità e aiuto?

Investite nelle donne. Investite nei servizi per le donne, nei posti di lavoro per le donne. Investite in imprese guidate da donne, in leader femminili e in organizzazioni per i diritti umani“, ha detto Davidian.

UN Women è presente in Afghanistan in maniera attiva e, come ha dichiarato Davidian, sostiene l’economia femminile, investe in imprese femminili e garantisce servizi sanitari, educativi e di protezione.

Ma non basta: tutto il mondo deve prestare attenzione alla condizione delle donne afghane.

Quello che tutti noi facciamo – o non facciamo – per le donne e le ragazze in Afghanistan è la prova definitiva di chi siamo come comunità globale e di cosa rappresentiamo“, ha concluso Davidian.

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