Sono, al momento, 109 gli istituti scolastici che permettono agli studenti e studentesse di scegliere l’identità di genere, senza bisogno del consenso dei genitori (a meno che non siano minori di 14 anni) e senza certificato medico. Inoltre, i e le giovani possono cambiare idea sulla propria identità di genere in qualsiasi momento, senza alcun obbligo.

In particolare, i ragazzi potranno chiedere un’identità di genere provvisoria, con nome e genere diversi da quelli scritti nei registri anagrafici e avranno accesso ai servizi igienici corrispondenti al genere scelto.

Questi sono i punti focali del Regolamento per l’attivazione dell’identità alias nell’ambito della carriera scolastica, che sarà presentato domani pomeriggio a Treviso, nella sede del Comune, con tre avvocati della Rete Lenford, la rete di avvocati per i diritti Lgbt+, una psicologa e la professoressa di un liceo.

È il primo incontro che stiamo organizzando, poi ne seguiranno altri a Genova, Torino e Pavia“, ha detto alla stampa l’avvocata Valentina Pizzol, coordinatrice dell’evento a Palazzo Rinaldi.

In Italia sono 109 gli istituti che si sono già attrezzati con un Regolamento Carriera Alias: l’elenco completo degli istituti, regione per regione, è consultabile sul sito web Genderlens.org.

Le regioni con maggiori adesioni sono il Lazio e la Toscana, con 24 istituti nella prima e 16 nella seconda. Nessun istituto, per il momento, nel Molise e in Valle d’Aosta.

Sebbene il numero possa sembrare basso, se consideriamo che nel nostro Paese ci sono 1.445 istituti superiori, come riporta il sito di TuttItalia, è il segnale di partenza di un lavoro importante basato sulla sensibilità dei diritti delle persone transgender e non binary.

L’idea è nata dopo aver ricevuto diverse richieste di aiuto, sia da parte di studenti che di insegnanti e genitori. Abbiamo raccolto diverse istanze, siamo andati a parlare con alcuni dirigenti di istituto e ci siamo resi conto che la legge di riferimento, la 164 del 1982 (la prima legge in Italia a introdurre la possibilità di cambiare sesso, ndr) non tutela le esigenze attuali“, ha detto alla stampa l’avvocato Vincenzo Miri, presidente di Rete Lenford.

Sul sito di Genderlens.org si legge che il provvedimento è un accordo di riservatezza tra scuola,  alunn* trans e famiglia (in caso di studente minorenne) che permette a chi studia di essere “denominato e riconosciuto con un genere alternativo rispetto a quello assegnato alla nascita“.

Insieme all’accordo di riservatezza, si proseguirà a scegliere “l’uso di spazi sicuri“, come la scelta del bagno e dello spogliatoio, perché “sono questi i luoghi in cui avvengono spesso pesanti atti di bullismo“, precisa Genderlens.org.

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