La raccolta firme per il referendum sulla cittadinanza ha raggiunto il traguardo delle 500.000 firme, con 502.321 adesioni raccolte sul sito del Ministero della Giustizia.

La raccolta è iniziata il 6 settembre 2024, e il risultato rappresenta un importante passo avanti per la possibile revisione della legge italiana sulla cittadinanza. Questo referendum, proposto da +Europa, mira a dimezzare il periodo di residenza necessario per ottenere la cittadinanza italiana, riducendolo da dieci a cinque anni, in linea con le norme di altri Paesi europei.

Tuttavia, la strada verso l’effettiva votazione è ancora lunga, in quanto l’iter per l’attuazione effettiva del referendum prevede diverse fasi.

L’iter per il referendum

Verifica delle firme da parte della Corte di Cassazione

La prima tappa consiste nella verifica delle firme raccolte. La Corte di Cassazione ha il compito di accertare che tutte le firme siano valide, cioè che siano state raccolte correttamente e che non ci siano duplicazioni o irregolarità. Nel caso di questo referendum, con la possibilità di firmare digitalmente tramite il sito del Ministero della Giustizia, la procedura è semplificata rispetto alle tradizionali firme su carta.

Vaglio di ammissibilità della Corte Costituzionale

Una volta convalidate le firme, il quesito viene sottoposto alla Corte Costituzionale. La Corte dovrà stabilire se il referendum rispetta i requisiti di costituzionalità, ossia se è in linea con la Costituzione italiana. Questo passaggio è cruciale, perché solo i referendum che non violano i principi costituzionali possono essere ammessi.

Calendario referendario

Se la Corte Costituzionale darà il via libera, il governo italiano dovrà stabilire una data per il referendum. Il voto solitamente si tiene la primavera successiva all’approvazione del quesito, quindi, nel caso di un via libera da parte della Corte Costituzionale previsto per febbraio 2025, il referendum potrebbe essere programmato per la primavera dello stesso anno.

Campagna referendaria

Nel periodo precedente il voto, ci sarà una campagna referendaria, in cui i promotori e gli oppositori del quesito cercheranno di influenzare l’opinione pubblica. I cittadini italiani verranno informati sui dettagli della proposta, sui pro e contro, e sulle implicazioni della riforma della cittadinanza.

Quorum per la validità del referendum

Perché il referendum sia valido, è necessario raggiungere un quorum, ossia almeno il 50% + 1 degli elettori aventi diritto deve recarsi alle urne. Se il quorum non viene raggiunto, il referendum non avrà valore, anche se la maggioranza dei votanti fosse favorevole alla modifica.

Se nel frattempo la legge per ottenere la cittadinanza dovesse essere cambiata in modo sostanziale da rendere il quesito referendario inutile, la proposta decade. Ma qual è nello specifico l’obiettivo di questo eventuale referendum?

Cosa chiederà l’eventuale referendum

Ecco i punti chiave della proposta referendaria:

  • Riduzione del periodo di residenza: Attualmente, un cittadino extracomunitario deve risiedere legalmente in Italia per 10 anni prima di poter richiedere la cittadinanza per naturalizzazione. La proposta di +Europa mira a ridurre questo periodo a 5 anni, senza eliminare gli altri requisiti, come il fatto che la persona deve dimostrare un’integrazione sociale e culturale adeguata, oltre a un reddito stabile.
  • Trasmissione della cittadinanza ai figli minorenni: Una volta ottenuta la cittadinanza italiana, questa potrebbe essere trasmessa automaticamente ai figli minorenni del richiedente, senza che essi debbano attendere ulteriori procedure.

Questa proposta mira a coinvolgere un vasto numero di persone che vivono stabilmente in Italia. Secondo i promotori del referendum, circa 2,5 milioni di stranieri residenti nel Paese potrebbero beneficiare della riforma e vedere facilitato l’accesso alla cittadinanza italiana, allineandosi con altri Stati dell’Unione Europea.

Le reazioni alla raccolta delle 500.000 firme

Da un lato, Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, ha dichiarato da New York che la legge attuale è già tra le più generose in Europa, sostenendo che i 10 anni di residenza richiesti siano adeguati.

“Per quel che riguarda la proposta sulla quale sono state raccolte le 500mila firme, – ha dichiarato – e che propone di dimezzare i tempi per l’ottenimento della cittadinanza, io penso che il termine dei 10 anni sia un termine congruo, penso che l’Italia abbia una ottima legge sulla cittadinanza e questo è dimostrato dal fatto che siamo tra le nazioni europee che concede il maggior numero di cittadinanza, dunque non ne ravvedo la necessità. Poi, se c’è un referendum quella è democrazia e decidono gli italiani, io ho sempre grande rispetto di quel che decidono gli italiani.”

Dall’altro, i promotori del referendum, tra cui Riccardo Magi di +Europa, sostengono che la legge debba essere modernizzata per riflettere i cambiamenti della società italiana.

Queste 500mila firme sono il segno che c’è una parte del Paese che non ci sta a questo tipo di racconto, che vuole discutere, che vuole dibattere anche di temi come questo, che vuole delle riforme che diano un futuro al Paese” – ha dichiarato Magi.

Le opinioni sono fortemente divise. Mentre la destra politica difende l’attuale sistema, il centro-sinistra e altri partiti progressisti, come il PD e Alleanza Verdi Sinistra, ritengono che l’Italia sia pronta per un cambiamento che rispecchi meglio la realtà di una popolazione sempre più diversificata e integrata. Anche Elly Schlien ha commentato il risultato su Instagram:

Nel frattempo le divisioni si evidenziano anche nelle diverse volontà di introdurre o meno il concetto di Ius scholae, come Forza Italia, che ha in programma una riunione per discutere una riforma complessiva della cittadinanza giovedì 26 settembre nella Sala Colletti di Montecitorio. Alle 14.30 si terrà la riunione dei gruppi congiunti di Camera e Senato, la proposta verrà poi presentata agli alleati di governo.

Ius sanguinis, scholae e soli

Sono tre i diversi modelli su cui ruota il dibattito sulla cittadinanza: Ius scholae, Ius soli, e Ius sanguinis. Questi concetti rappresentano diverse filosofie di attribuzione della cittadinanza. Vediamoli insieme.

Ius Sanguinis

Lo ius sanguinis, il principio attualmente prevalente in Italia, prevede che la cittadinanza venga trasmessa per discendenza. In altre parole, un individuo diventa cittadino se ha almeno un genitore con cittadinanza italiana, indipendentemente dal luogo di nascita. Questo modello è strettamente legato alla conservazione dell’identità nazionale e culturale e si basa su legami familiari piuttosto che territoriali.

Ius Soli

Lo ius soli, diffuso in Paesi come gli Stati Uniti, prevede che chi nasce sul territorio di un Paese ottenga automaticamente la cittadinanza, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.

Questo modello è spesso associato all’inclusione di persone nate e cresciute in una nazione, indipendentemente dalle origini familiari. In Italia, lo ius soli non è applicato nella sua forma pura, sebbene esistano dibattiti e proposte per introdurlo in forma più attenuata, per esempio, per i bambini nati da genitori stranieri regolarmente residenti.

Ius Scholae

Lo Ius scholae è una proposta più recente e in discussione nel Parlamento italiano. Questo principio prevede che i bambini nati in Italia o arrivati da piccoli possano ottenere la cittadinanza se completano un ciclo scolastico nel Paese. Questa proposta è vista come una via di mezzo tra lo ius soli e lo ius sanguinis, in quanto lega la cittadinanza non tanto al luogo di nascita o alla discendenza, ma all’integrazione effettiva attraverso il sistema educativo.

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