"Lala", le voci e le storie delle ragazze minorenni senza cittadinanza

Ludovica Fales racconta la storia di tre minorenni che rappresentano lasituazione degli adolescenti senza documenti, a cui viene rifiutata qualsiasi condizione giuridica all'età di 18 anni e che si rendono conto che non "esisteranno" mai.

Ragazzi e ragazze minorenni e straniere in Italia, secondo il rapporto annuale dell’Istat, sono più di 1 milione, oltre un quinto della popolazione straniera complessiva; per la la burocrazia sono CNI: con cittadinanza non italiana. Tra di loro, c’è un numero consistente di seconde generazioni provenienti dai Paesi dell’Ex Jugoslavia, che hanno raggiunto il nostro Paese durante o subito dopo la guerra dei Balcani.

Lala film di Ludovica Fales parla della situazione di alcune di loro, dando volti e voci a storie spesso terribili e sconosciute alla gran parte dell’opinione pubblica italiana.

Con la dissoluzione dell’ex Jugoslavia, riconosciuta dalla comunità internazionale nel 1992, e la sanguinosa guerra dei Balcani, nel nostro Paese ha cercato rifugio una massa di essere umani, in fuga dalla distruzione e dalla miseria, molti dei quali Rom, termine con cui da tempo si racchiudono gruppi etnici anche molto diversi tra di loro, come i sinti o i camminanti (un gruppo nomade diffuso soprattutto in Sicilia): popoli nomadi e in quanto tali mai riconosciuti in quanto unità culturale, perseguitati in gran parte della loro storia, ma soprattutto con la nascita dell’industria nell’Europa occidentale. Nel Novecento, con l’ascesa di Hitler, vissero una nuova ondata di persecuzioni, la stima dello sterminio nei campi di concentramento ammonta a circa 500.000 vite.

La maggioranza della popolazione Rom, in Italia, vive oggi nei cosiddetti campi nomadi o campi rom: è vittima di diffusi pregiudizi e non è riconosciuta come minoranza etnica e linguistica. Il numero delle persone di origine Rom apolidi è incerto e forse sottostimato: sono spesso prive di passaporto e impossibilitate a richiederne uno “nuovo”, con la difficoltà a ricostruire il proprio status civitatis e con una serie di ostacoli a regolarizzare la propria posizione. In tale condizione, un ampio numero di loro passa la propria vita in una sorta di limbo senza accesso a un riconoscimento ufficiale del proprio status e ai diritti connessi, né a un qualche altro tipo di status legale.

Può succedere – e succede – che una ragazza madre, single e minorenne, sprovvista di documenti, non abbia diritto a una casa, che sia considerata inadatta a crescere il proprio figlio e che, quindi, gli assistenti sociali affidino il bambino a una casa famiglia o lo diano in adozione. Può succedere – e succede – che ragazze madri, in fuga dalla guerra in Siria, preferiscano mettersi in viaggio con il proprio figlio senza documenti o con documenti falsi verso la Germania per provare ad avere un futuro migliore di quello che può offrirgli l’Italia. Può succedere che una ragazza sia costretta a tornare nel suo Paese d’origine, da clandestina, per cercare di avere dei fogli di carta che attestino la propria esistenza. Succede questo e succedono gli atti discriminatori, di violenza e di bullismo. “Se sei nomade devi nomadare, non puoi essere stanziale“, ebbe a dire nel 2018 quella che allora era leader di Fratelli d’Italia e oggi, da presidente del Consiglio, difficilmente porrà fine allo scandalo di milioni di minorenni senza cittadinanza, considerati individui di serie B dalla legge del Paese di cui parlano la lingua, imparano usi e costumi, in cui i propri genitori pagano le tasse.

Lala
Samanta Paunković e Zaga Jovanović in Lala (Courtesy Press Office)

Perché vedere Lala

La difficile situazione degli adolescenti senza documenti, a cui viene rifiutata qualsiasi condizione giuridica all’età di 18 anni e che si rendono conto che non “esisteranno” mai, risuonava in me come un campanello d’allarme proveniente dall’abisso della storia, della mia storia. Questa storia doveva essere raccontata, con tutte le sue complessità e all’interno di una dimensione collettiva che includesse l’auto-narrazione da diverse prospettive“, spiega Ludovica Fales, la regista di Lala.

Ne è nato così un interessante lavoro in cui il materiale documentario viene integrato con elementi di finzione e materiale d’archivio, il film ci porta a indagare le zone grigie delle leggi che regolano l’ottenimento della cittadinanza, regalando così un caleidoscopio di storie che si intersecano: ne risulta una sorta di manifesto di una generazione senza diritti che combatte per migliorare la propria condizione di vita.

Dopo aver riflettuto sul modo migliore per raccontare il nucleo della storia di Lala, la lotta per ottenere i documenti nel Paese in cui era nata e cresciuta, ho deciso di trasformarlo in un film ispirato alla realtà. Credevo che questo fosse il processo migliore per trasmettere la verità più profonda al centro della sua storia, dal momento che lei non c’era ed era scomparsa senza lasciare traccia. La costruzione del film è legata in maniera profonda all’esperienza stessa della sua creazione. Il secondo livello documentario rivela, infatti, il meccanismo attraverso il quale è stato sviluppato il livello della finzione e rappresenta l’antidoto alla storia stessa, diventando primario e rivelando tutta la profonda e complessa verità dietro alla storia. Mentre in questi mesi stavamo filmando e improvvisando intorno alla storia, abbiamo, infatti, anche imparato i modi di stare insieme che sfidavano la norma della nostra vita, quella norma che rende tutti in contatto, fondamentalmente, solo con i propri vicini immediati”, prosegue l’autrice.

Lala film
Una scena di Lala film di Ludovica Fales (Courtesy Press Office)

Scheda del film

Lala film scritto e diretto da Ludovica Fales ha vinto il premio del pubblico mymovies alla 41esima edizione del Bellaria Film Festival e la menzione speciale per il documentario alla XV edizione di Ortigia Film Festival.

Lala, Samanta e Zaga sono tre giovani italiane che l’Italia non riconosce come proprie cittadine perché i loro genitori sono nati altrove. La storia di Lala nasce dall’incrociarsi della storia di Samanta Paunković, l’attrice non professionista che la incarna, e quella di Zaga Jovanović, la ragazza che ha ispirato il film.

Nel cast, anche Ivana Nikolić, Rasid Nikolić, Fiorello Miguel Lebbiati, Paola Michelini, Livia De Angelis, Francesca Carducci, Daniel Fota, Leonardo Halilović.

Hanno collaborato al film l’autrice della fotografia, Valentina Summa, Adelina Bichis al montaggio, la scenografa Brunella De Cola e la costumista Sara Marcucci. La colonna sonora di Bruno Franceschini si avvale di una traccia composta da Assalti Frontali con Luca D’Aversa, “Lala il mio nome è Lala“.

Il film è in sala dal 25 gennaio 2024.

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