Una fionda in una mano e la bandiera della Palestina nell’altra. Una foto scattata dall’agenzia turca Anadolu Mustafa Hassouna che, nel giro di pochissimi giorni, è diventata virale per la somiglianza notevole con il dipinto La libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix.

Il ragazzo nella foto è A’ed Abu Amro, 20 anni, abitante del quartiere al-Zaytoun di Gaza City, ritratto durante gli scontri del 22 ottobre per il blocco israeliano. Il titolo della fotografia, scattata a Beit Lahiya, è 13th attempt to break the Gaza blockade by sea (in italiano 13° tentativo di rompere il blocco di Gaza via mare).

Le allegorie tra il quadro e la fotografia

Ad accorgersi della somiglianza sono stati soprattutto gli utenti di Twitter, persone normali e studiosi di origine araba, colpiti dal significato simbolico della foto in relazione al quadro. Epoche diverse, Rivoluzione francese e Palestina moderna, ma una missione comune: liberare il proprio popolo dall’oppressione e guidarlo con coraggio verso la libertà.

Uno scatto da maestro, che in una sola immagine riesce a colpire per la sua profondità. Pochissime le differenze tra le due opere. Solo una baionetta in mano a Marianne (personificazione della Francia) al posto della fionda che stringe Abu Amro, poi stesso contesto di guerra, sfondo simile e denso di fumo, persone di differenti estrazioni sociali alle spalle e messaggio di fondo identico.

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Non tutti, però, hanno gradito la fotografia e l’allegoria con il dipinto di Delacroix. Alcuni hanno visto in essa una sorta di glorificazione della violenza, una giustificazione ad atti che non dovrebbero verificarsi e che poco hanno a che fare con le risoluzioni di pace che in molti vorrebbero. Altri, invece, hanno notato la somiglianza con la storia biblica di Davide e Golia per via della fionda simbolo della vittoria dell’astuzia sulla forza fisica.

L’intervista ad A’ed Abu Amro

Il ragazzo, in un’intervista rilasciata ad Aljazeera, si è dichiarato molto sorpreso dello scalpore suscitato dalla fotografia e totalmente ignaro al momento dello scatto. La viralità di quest’immagine, retweettata più di 5.000 volte, l’ha scoperta solo grazie ad alcuni amici che il giorno successivo allo scatto gliel’hanno inviata.

Non vado alle proteste per farmi fotografare, ma questo mi incoraggia a continuare a dimostrare. La bandiera che stavo portando è la stessa che tengo sempre in tutte le altre proteste a cui ho partecipato, i miei amici mi prendono in giro dicendo che è più facile lanciare sassi senza tenere una bandiera nell’altra mano, ma mi sono abituato.

Poi ha continuato, dichiarando

Per me questa bandiera è importante. Se vengo ucciso, voglio essere avvolto nella stessa bandiera. Noi reclamiamo il nostro diritto di tornare nelle nostre terre. Protestiamo per la nostra dignità e per la dignità della futura generazione.

Un messaggio importante, di uno dei tanti ragazzi che con coraggio protestano molte volte a settimana, rischiando la vita per la libertà del proprio popolo.

Il conflitto tra israeliani e palestinesi

Fonte: Getty

Una regione carica di tensioni, considerata fra le più instabili della Terra. La Palestina, terra sacra per ebrei, cristiani e musulmani, vive un conflitto interno da 50 anni (anche se le sue origini risalgono a tempi molto più antichi), quando nel 1948 è nato lo Stato di Israele.

Due schieramenti e una guerra apparentemente senza fine. Da una parte lo Stato di Israele, ebraico, e dall’altro lo Stato Di Palestina, proclamato nel 1988 e non riconosciuto ufficialmente dal primo. Un conflitto di rivendicazioni territoriali, di cui ormai capire i torti e le ragioni si è fatto forse impossibile e dove bisognerebbe comprendere che l’armonia è l’unica soluzione possibile. La guerriglia urbana è all’ordine del giorno, con manifestazioni dove perdono la vita numerosi giovani, che lottano incessantemente per vedere riconosciuti i propri diritti sulle terre.

La foto virale di A’ed Abu Amro raffigura alla perfezione la situazione odierna sulla Striscia di Gaza. Il blocco marittimo e aereo da parte dei militari israeliani che cerca di essere distrutto dai civili palestinesi.

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