Cosa è accaduto dopo la sfida delle giornaliste afghane in onda a volto scoperto

Le presentatrici delle principali emittenti televisive hanno messo in atto una protesta contro l'ingiunzione del governo dei talebani che obbliga le donne a indossare il burqa in pubblico. La ribellione è durata tuttavia poco più di 24 ore.

Le giornaliste delle principali reti televisive afghane hanno deciso di mostrarsi in tv a volto scoperto. In questo modo hanno sfidato l’ingiunzione del governo dei talebani, secondo cui – come riportato da Repubblica – entro il 22 maggio 2022 tutte le donne del Paese avrebbero dovuto coprirsi interamente il viso, fatta eccezione per gli occhi.

Dopo aver riconquistato il Paese nell’estate del 2021, i fondamentalisti islamici avevano reso obbligatorio nuovamente il burqa, con un decreto approvato dal “Ministero per la Prevenzione del vizio e la Propagazione della virtù” a inizio maggio 2022.

Le giornaliste di TOLOnews, Ariana Television, Shamshad Tv e 1Tv hanno messo in atto una protesta, durata tuttavia poco più di 24 ore. “Abbiamo resistito e ci siamo opposte all’uso del velo integrale ma l’emittente ha subito pressioni“, ha dichiarato Sonia Niazi, presentatrice di TOLOnews.

Hanno detto che a qualsiasi presentatrice apparsa sullo schermo senza coprirsi sarebbe stato dato un altro lavoro“.

La condizione femminile in Afghanistan torna così indietro di 30 anni. “Le donne che non sono né troppo giovani né troppo anziane devono coprirsi il volto, tranne gli occhi, come indicato dalla Sharia, per evitare di provocare quando incontrano uomini che non siano mahram“, (cioè i parenti stretti), recita il decreto firmato dal leader supremo dei talebani, Haibatullah Akhunzada. “Devono indossare un chadori, in quanto è tradizionale e rispettoso“, ovvero, quel tipo di burqa che copre l’intera figura, dalla testa ai piedi, lasciando solo intravvedere gli occhi dietro a una feritoia velata da una griglia.

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