Dopo il ritorno al potere dei talebani, in Afghanistan è in corso una grave crisi. Una crisi che si sta consumando sotto ai nostri occhi, con una Kabul assediata, diventata protagonista di episodi di caos e scene strazianti, tra persone che cercano in ogni modo di lasciare il Paese – anche attaccandosi agli aerei – e madri che pur di salvare i propri bambini se ne separano affidandoli ai militari in partenza. In questa situazione, c’è bisogno dell’aiuto di tutti.

Perciò ecco cosa possiamo fare (concretamente!) per sostenere il popolo afghano.

1. Mantieni viva l’attenzione mediatica

Gli occhi del mondo, ora, sono puntati sul Paese, ma cosa succederà quando caleranno i riflettori e l’Afghanistan tornerà in fondo all’agenda politica dei governi? Probabilmente donne e bambini saranno dimenticati. L’unico modo per evitare che ciò avvenga è continuare a parlarne, condividere storie, testimonianze e articoli, commuoversi e indignarsi, senza permettere che la situazione del popolo afghano cada nell’oblio. Impedire, insomma, che l’opinione pubblica accantoni il problema, passata l’onda dell’emozione.

2. “Cosa posso fare da qui? Dona!”

Sappiamo benissimo che aiutare è importante, ma da questa distanza possiamo davvero essere utili? Sì.

Se se ne ha la possibilità e, ovviamente, secondo le proprie disponibilità sostenere l’operato di chi da anni lavora sul territorio è importante. Ora più che mai. L’importante è affidarsi e affidare il proprio denaro ad associazioni ed enti seri e riconosciuti.

Ce ne sono tantissime che lavorano sul territorio per salvare più persone possibili, soprattutto donne e bambini. Di seguito una nostra selezione:

  • Pangea Onlus, un’organizzazione italiana che lavora dal 2003 in Afghanistan aiutando donne povere nell’alfabetizzazione e fornendo loro microcrediti per iniziare un lavoro in proprio;
  • Nove Onlus, con sede a Roma, ma che lavora in Afghanistan dal 2012 e che sta collaborando all’apertura di un corridoio umanitario per far rientrare in sicurezza le persone maggiormente a rischio e le donne più esposte;
  • Women for Women International
  • Afghanaid
  • Women for Afghan Women.

3. Fai pressioni sui politici

Fare pressioni su politici ed istituzioni, come singoli o tramite associazioni, per aprire corridoi umanitari. E non solo: bisogna anche tentare di aumentare il numero dei rifugiati da accogliere. Come riporta Wired, Adep sta dando sostegno legale agli afghani che vogliono chiedere asilo all’estero. L’organizzazione ha condiviso un documento con i requisiti e i percorsi per trasferirsi negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada.

4. Firma la petizione

Luisa Castellazzo, assessora alla Cultura del Comune di Cellatica, il 16 agosto ha lanciato la campagna su change.org per l’apertura di corridoi umanitari per donne e bambini. Una petizione da record, a nome del Gruppo Donne 22 Febbraio e rivolta al governo italiano – ai ministri Di Maio e Lamorgese – che mira a raggiungere le 500 mila firme.

5. Supporta agli operatori

Alcuni sono riusciti a scappare e ad arrivare in Italia. Queste persone hanno bisogno di beni di prima necessità, con un’attenzione particolare ai minori. La raccolta di tutine, latte in polvere, pannolini, omogeneizzati, passeggini, abiti anche per bambini e adulti e caricabatterie è un valido aiuto per tutte quelle associazioni che stanno gestendo i profughi in arrivo. Per sostenere i volontari locali basta informarsi tramite la Croce Rossa Italiana, Emergency e Medici Senza Frontiere.

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