Dopo quarant’anni c’è una svolta incredibile nel caso di stupro della scrittrice Alice Sebold, che nel 1982 denunciò di aver subito un’aggressione sessuale al suo primo anno alla Siracuse University.

L’uomo riconosciuto colpevole di quella violenza, Anthony Broadwater, è stato scagionato dopo aver trascorso 16 anni in prigione, più di metà della pena a cui era stato condannato dal giudice (25 anni); la motivazione che ha portato alla scarcerazione sarebbero le “gravi mancanze” riscontrate negli anni seguenti alla condanna, che non possono far ritenere quello del 1982 un giusto processo, e la quasi certezza che il vero responsabile dello stupro fosse un altro.

Come si è arrivati a questa clamorosa svolta? Tutto è partito dal produttore esecutivo Tim Mucciante, che stava lavorando alla trasposizione Netflix del libro autobiografico di Sebold, Lucky, in cui l’autrice descriveva il proprio stupro; dopo aver letto la prima sceneggiatura del film, Mucciante ha cominciato a nutrire seri dubbi sulla colpevolezza di Broadwater, riscontrando delle incongruenze che non furono mai prese in considerazione durante il processo, e ha assunto un investigatore privato, che ha ripreso in mano tutti gli atti relativi al dibattimento per far luce sui dettagli che non quadravano.

Primo su tutti, il fatto che Sebold avesse inizialmente indicato un altro uomo come suo aggressore, cambiando idea solo in un secondo momento con la giustificazione che i due sospettati fossero “quasi identici”, e nessuno, nel corso del dibattimento, mise mai in discussione la confusione della scrittrice; cinque mesi dopo l’aggressione, la scrittrice avrebbe detto che Broadwater, incontrato casualmente per le strade del campus, le ricordava il suo aggressore, eppure non era riuscita a riconoscerlo durante un confronto in cui le erano stati messi davanti altri quattro uomini oltre a lui, anzi aveva indicato qualcun altro.

Lo stesso libro, Lucky  includerebbe affermazioni che lascerebbero pensare che un detective e un pubblico ministero avrebbero detto a Sebold di aver scelto l’uomo sbagliato durante il confronto, e che lei sarebbe stata “deliberatamente istruita a riabilitare la sua errata identificazione”.

In secondo luogo, i capelli trovati sulla scena del crimine, che per l’accusa sarebbero appartenuti a Broadwater, in realtà non avrebbero trovato una corrispondenza con l’uomo.

Sono dettagli che, se confermati – e il giudice che ha disposto la scarcerazione di Broadwater li ritiene ovviamente verosimili – getterebbero un’ombra sul processo e sul modo di condurre le indagini. A riprova della gravità della situazione, visto Broadwater comunque ha scontato 16 anni in carcere, nell’udienza che ha restituito all’uomo la libertà, il Procuratore Distrettuale William Fitzpatrick gli si è rivolto dicendo “Non infangherò questa decisione di liberarla aggiungendoci le mie scuse. Non è sufficiente. Tutto questo non sarebbe dovuto succedere”.

Come prevede la legge americana, Broadwater è anche rimasto iscritto nel registro degli autori di reati sessuali dello Stato di New York fino al 23 novembre di quest’anno, giorno in cui è stato scagionato.

Peraltro, Mucciante al Times ha tenuto a precisare di non aver mai avuto dubbi sulla storia che Alice Sebold ha raccontato, “ma sulla seconda parte del suo libro sul processo, che non ha funzionato”.

Anthony Broadwater, che oggi ha 61 anni, ha rilasciato solo poche battute:

Spero e prego che la signora Sebold dica di aver commesso un grave errore e che mi chieda scusa. La capisco e sono solidale con lei, ma si è sbagliata. Non avrei mai immaginato che un giorno sarei stato scagionato da questo terribile crimine che non ho commesso.

Al momento, Sebold non ha ancora rilasciato nessuna dichiarazione.

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