Sanremo 2022: per Amadeus le quote rosa "sono un'offesa" alla musica

Il direttore artistico della kermesse non ha nessuna intenzione di accettare la proposta della Fimi, ossia avere nel cast della gara il 50% di donne: "Non ho mai scelto una canzone in base al sesso del cantante. Sarebbe un grave errore".

Amadeus pare categorico: niente quote rosa al Festival di Sanremo 2022. Il direttore artistico della kermesse non ha intenzione di accettare la proposta della Fimi, la Federazione dell’Industria Musicale Italiana, che aveva suggerito di includere nella scelta dei brani, oltre ovviamente alla bellezza di musiche e testi, anche il genere dell’artista, per poter così arrivare ad avere nel cast il 50% di donne.

L’idea, nata per evitare che ci fosse ancora una volta maggioranza di cantanti di sesso maschile, non è piaciuta per nulla ad Amadeus, il quale come riporta Il Giornale, durante un intervento alla Milano Music Week, ha espresso la sua decisione:

“Non ho mai scelto una canzone in base al sesso dell’artista. Sarebbe un grave errore. Io scelgo la canzone in base alla bellezza della canzone. Trovo addirittura offensivo dover dire: ho 10 posti a disposizione, cinque devono essere donne e cinque uomini. Perché si può arrivare a mettere i cinque uomini o le cinque donne per poter arrivare al raggiungimento della quota e non perché lo meritano. La musica è arte e l’arte non può avere quote: ti devi far guidare dalle emozioni, dal percorso, dalla storia, da una vera onestà”.

A Sanremo manca ancora molto tempo, è vero, ma il presentatore della rassegna canora è già occupato nella scelta dei cantanti e sui 24 big che si esibiranno sul palco dell’Ariston vige il massimo riserbo. Amadeus però è determinato nel non voler prendere in considerazione la proposta della Fimi e nella sua dichiarazione ha lanciato anche una frecciatina:

“Ci sono donne fantastiche con canzoni bellissime in ogni edizione del Festival che hanno dato del filo da torcere agli uomini. Questa è la cosa più importante. Non creare una preselezione. L’industria musicale potrebbe cominciare dal suo interno. Tranne Caterina Caselli per la Sugar, i vertici delle grandi etichette sono tutti uomini. E anche delle associazioni musicali”.

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