Fratello e sorella si incontrano, si innamorano e hanno due figli: la storia di Ana e Daniel Parra

Ana e Daniel Parra hanno in comune solo il padre; quando si sono conosciuti, ormai adulti, si sono innamorati e hanno avuto due figli. La loro storia va avanti da 9 anni, ma oggi i due ragazzi spagnoli sperano di sposarsi.

Ana Parra è cresciuta solo con la madre, dopo l’abbandono del padre, che ha avuto un’altra famiglia e un altro figlio; così, ventenne, ha deciso di andare alla ricerca di quel fratello di parte paterna mai conosciuto, con le poche informazioni che erano in suo possesso. Quando ha conosciuto Daniel Parra si è però innamorata di lui, e insieme hanno iniziato una relazione che ha portato anche alla nascita di due figli.

Potrebbe sembrare la trama di un film di Almodóvar, ma è la stessa Ana Parra a spiegare i dettagli della sua storia al quotidiano online El Español: del fratellastro mai conosciuto sapeva solo che vivesse a Granollers, Barcellona, proprio come lei, e all’età di vent’anni, spinta dalla curiosità di dargli un volto e un nome, si è messa sulle sue tracce.

Parra è partita da Facebook, e in particolare da suo padre; così è stato piuttosto facile scoprire il nome di Daniel Parra, il figlio che l’uomo aveva avuto dalla nuova compagna.

Ho aggiunto Daniel da un altro profilo anonimo che non era il mio in modo che non vedesse cognomi o altro – ha dichiarato Ana Parra – Avevo paura che raccontandogli tutta la storia avrei potuto distruggere tutto il suo mondo“.

Anche perché, proprio come lei, anche il ragazzo, che all’epoca del loro incontro aveva 17 anni, aveva visto la sua famiglia sgretolarsi, quando aveva solo otto anni; “Una volta mi avevano detto che forse avevo una sorella, ma mio padre non me l’ha mai confermato, era qualcosa che voleva nascondere2– ha spiegato lui allo stesso giornale, aggiungendo poi di non averla mai voluta cercare visto che aveva avuto altri tre fratelli.

Tuttavia, la loro conoscenza sui social non ha tardato ad arrivare, e quando hanno iniziato a parlare i due hanno scoperto di avere più cose in comune di quanto si aspettassero, a partire dal paese in cui entrambi vivevano, Santa Eulalia de Ronsana, poco fuori da Granollers. Da lì al desiderio di incontrarsi dal vivo il passo è stato breve, e Ana Parra ricorda quel momento come piuttosto strano e imbarazzante. Essendosi trovati molto bene, però, hanno deciso di frequentarsi con una certa regolarità, cercando di “mantenere una relazione tra fratelli“.

Il loro rapporto, dicono i ragazzi, è sempre stato però più simile a quello tra due amici: partecipavano alle feste insieme, andavano ai concerti, e quando Ana Parra è andata a vivere da sola il fratello andava spesso a farle visita.

Abbiamo cercato di mantenere quella relazione tra fratelli, che è ciò che i canoni stabiliscono, ma non ci sentivamo così – ha raccontato lui – Quel sentimento fraterno non esisteva. Ho incontrato una ragazza che mi ha detto che era mia sorella e che aveva i miei stessi gusti, e mi sono divertito molto con lei, ma non potevo classificarla come una sorella.

I due ragazzi hanno tentato a lungo di negare il sentimento, diverso da quello fraterno, che stava nascendo tra loro: “Non volevamo rendercene conto, ci siamo arrabbiati con noi stessi perché per noi era difficile ammetterlo e rompere quel tabù: siamo fratelli anche se non ci sentivamo così“.

Quando è scattato il primo bacio, che per entrambi è stato la svolta che ha segnato un prima e un dopo nel loro rapporto, i due ragazzi hanno cercato di allontanarsi per evitare i sensi di colpa e la consapevolezza di aver infranto le convenzioni sociali, ma vanamente. Un viaggio a Londra insieme ha sigillato la loro relazione, tanto da renderla ufficiale al ritorno a Barcellona.

Alla fine abbiamo avuto una barriera mentale, imposta dalla società, ma la realtà è che siamo due giovani che un giorno si incontrano e si innamorano – ha spiegato Ana Parra – La società è governata da norme morali e la nostra morale, in fondo, ci ha impedito di fare quel passo. Ed è sciocco perché, a ben pensarci, la nostra relazione è come tutte le altre, tranne che per l’esistenza di un libro di famiglia che dice che siamo fratelli di sangue.

Il loro “coming out” come coppia è avvenuto, peraltro, in grande stile, nel corso di un programma televisivo che li ha esposti, inevitabilmente, anche a moltissime critiche, arrivate sui loro social.

È curioso che le persone che ti criticano siano quelle che non ti conoscono –  dice lei – Nessuno è venuto da noi direttamente per insultarci. Ma ci sono persone che ci hanno scritto in rete dicendo che saremmo bruciati all’inferno“.

Peraltro, la coppia ha chiarito molto esplicitamente un punto fondamentale:

Non abbiamo mai detto che il rapporto d’amore tra due fratelli sia qualcosa di naturale, raccontiamo semplicemente la nostra storia personale, non pretendiamo nulla. A noi è successo questo, è una cosa insolita e basta, ma molti pensano che siamo pazzi perché difendiamo questo tipo di relazioni e che violiamo la moralità, e non è così, raccontiamo solo quello che ci è successo.

Oggi, Ana e Daniel Parra hanno due bambini, di cinque e tre anni, che frequentano una scuola montessoriana, dove trovano posto tutti i tipi di famiglie. “Lì trovi bambini di famiglie monoparentali, con due madri o due padri. È un’altra filosofia di studio, un altro tipo di mentalità. Così, prima che la bambina entrasse a scuola, ho parlato con il preside e gli ho raccontato la storia. Lo sanno tutti“, dice Ana Parra, aggiungendo anche che i figli conoscono il rapporto che lega i loro genitori.

A proposito di figli, il dubbio è ovviamente che possano esserci problemi legati alla genetica per i figli nati dalla relazione tra due fratelli, vista la consaguineità: ma Ana Parra ha spiegato che, informandosi sui possibili rischi, il ginecologo le abbia spiegato come nel loro caso la possibilità di nascere con malattie recessive fosse superiore appena del 4% rispetto ai figli nati da un coppia che non condivide i geni.

Ho messo le foto dei miei figli in rete perché ci dicono ancora che hanno sicuramente qualche sindrome, quando sono perfettamente sani e belli.

Grazie a un precedente risalente al 2012, quello in cui Daniel e Rosa Moya Peña, due fratelli della Galizia, sono stati riconosciuti come genitori dei loro figli dopo 35 anni di relazione, cessando quindi di essere rispettivamente lo zio e la madre single, Ana e Daniel Parra sono iscritti nel registro civile come genitori dei propri figli, tuttavia non possono sposarsi, secondo quanto stabilito attualmente dal Codice civile spagnolo, che vieta il matrimonio tra parenti diretti, sebbene l’incesto non sia più considerato reato dal 1978.

Anche in Italia non possono contrarre matrimonio, fra gli altri, fratelli e sorelle, adottanti e adottati, figli adottivi della stessa persona, adottato e figli del genitore adottivo, mentre, ad esempio, è possibile il matrimonio civile tra cugini, e quello religioso solo previa dispensa della Chiesa cattolica.

In Svezia, invece, il matrimonio tra fratellastri è consentito: benché la legge anche nel Paese scandinavo vieti di sposare fratelli o sorelle con cui si condividano entrambi i genitori, nel caso si condivida solo il padre o la madre si può tentare la via delle nozze, anche se occorre uno speciale permesso da parte del länsstyrelse, ovvero il comitato amministrativo del proprio distretto di appartenenza. Va detto che spesso questa istanza viene non avallata dal Dipartimento della Salute, cui il comitato amministrativo si appoggia per un parere, soprattutto per una questione di rischio genetico in caso di procreazione, ma un matrimonio di questo tipo, ad esempio, è stato approvato dal distretto di Västra Götland nel 2013, vista anche l’età (superiore ai 60 anni) degli sposi.

Di contro, però, la legge svedese vieta i rapporti sessuali tra consaguinei solo nel caso di fratelli e sorelle che condividano entrambi i genitori; ecco perché Daniel e Ana Parra puntano ad andare in Svezia per celebrare l’unione che va avanti da nove anni, anche se il loro avvocato ha spiegato loro che la cosa potrebbe essere piuttosto lunga e dispendiosa.

Le società devono andare avanti e non essere ancorate ai tradizionalismi – dice Ana Parra – Nemmeno gli omosessuali potevano sposarsi e ora possono farlo. Ci amiamo e questo è ciò che dovrebbe prevalere. Non facciamo del male a nessuno. Ecco perché vogliamo che le persone conoscano la nostra vera storia.

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