Per la prima volta la Royal Shakespeare Company ha scelto un attore disabile per interpretare Riccardo III nella nuova produzione che aprirà i battenti entro la fine dell’anno: parliamo dell’attore trentenne Arthur Hughes, noto al pubblico televisivo per serie come The Innocents e The Archers, con una brillante carriera anche a teatro.

Hughes ha definito questa opportunità come “un sogno che si avvera”, definendo quella del re britannico una parte “che ho sempre voluto interpretare, un ruolo molto complesso” e “la cosa più importante che ho fatto”.

La scelta della RSC è per molti rivoluzionaria, ma in realtà dovrebbe essere semplicemente la più normale e appropriata, dal momento in cui si parla di un personaggio che presenta una disabilità, e che Shakespeare ha descritto come un “brutto gobbo”: pare infatti che Riccardo III, morto sul campo di battaglia per mano di Enrico Tudor, soffrisse di un’importante curvatura della colonna vertebrale, una grave forma di scoliosi confermata, secoli dopo, al momento del ritrovamento delle sue ossa sotto un parcheggio di Leicester.

Motivo per cui, come lo stesso Hughes ha spiegato, quando il re Plantageneto è portato in scena “da attori non disabili, c’è un problema su come interpretare la disabilità, come indossare questo costume. Con me, quando salgo sul palco, è del tutto evidente che ho una disabilità. Non posso nasconderlo. Quindi c’è subito verità, prima ancora che io apra bocca”.

In effetti, non si comprende mai molto bene perché nella stragrande maggioranza dei casi i ruoli di personaggi disabili siano affidati ad attori non disabili, che spesso devono compiere un lungo percorso per provare a immedesimarsi in una situazione che, per ovvie ragioni, non possono comprendere appieno. È, questo, un discorso che nel recente passato qualcuno ha applicato anche ai ruoli di personaggi transgender (come quello interpretato da Jared Leto in Dallas buyers club o quello, rifiutato da Scarlett Johansson proprio per queste ragioni, del gangster Dante Gill) e che, negli ultimi mesi, abbiamo visto in Italia, ad esempio, nella fiction Blanca, interpretata dalla brava attrice Maria Chiara Giannetta, fresca co-conduttrice di Sanremo.

Proprio in onore del suo ruolo nella serie, che era quello di una consulente della polizia non vedente, Giannetta ha dedicato il suo monologo sul palco dell’Ariston ai non vedenti.

Ma, al netto delle buone intenzioni dell’attrice, questa abitudine di riservare le parti di persone disabili a persone non disabili che, per calarsi nel ruolo, devono mettersi alla prova, fare esercizi, stravolgere il proprio modo di vivere (la stessa Giannetta ha detto di aver passato diverse settimane camminando al buio, in casa), ha un nome: Cripface. E lo spiega perfettamente l’attivista Sofia Righetti in uno dei suoi ultimi post.

[…] È terrificante quando gli attori non-disabili pensano che possono interpretare la complessità di un modo di essere politico ed identitario passando qualche mese in casa con la luce spenta, o divertendosi con la carrozzina – scrive Righetti – Puoi far finta di avere un’altra età o essere di un altro Paese, ma non puoi far finta di far parte di un gruppo che sta subendo una discriminazione sistemica.
Stai rubando il nostro posto e il nostro lavoro.
Stai mettendo da parte gli artisti con disabilità. Ciò che perdiamo è l’autorappresentazione autentica.
Ci sono migliaia di attor3 disabili, perché prendere un’attrice non-disabile e insegnargli un modo di essere che non potrà mai comprendere, quando ci sono così tante persone cieche che possono farlo in maniera professionale e reale?
La presenza dei personaggi disabili sullo schermo è l’1%. Solo il 5% dei personaggi disabili è interpretato da attori disabili.
È offensivo e disgustoso.

Per questo la scelta di Arthur Hughes non è rivoluzionaria, ma solo normale; la Royal Shakespeare Company, peraltro, sembra avere una policy ben precisa rispetto all’argomento, visto che non è la prima volta che la sua scelta, per un personaggio disabile, ricade su una persona disabile: lo ha fatto, ad esempio, con Charlotte Arrowsmith, che si identifica come sorda e usa il linguaggio dei segni, Karina Jones, che è ipovedente, e Amy Trigg, che è nata con la spina bifida e usa una sedia a rotelle.

Il nuovo Riccardo III sarà diretto da Gregory Doran, e debutterà nel teatro della compagnia a Stratford-upon-Avon a giugno.

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