Arturo Gatti Jr., figlio del campione di boxe, è morto a 17 anni: "Se n'è andato come il padre"

Il figlio del leggendario pugile italo-canadese Arturo Gatti è stato trovato senza vita in Messico. Aveva solo 17 anni e sognava di seguire le orme del padre, morto nel 2009 in circostanze mai del tutto chiarite.

Il mondo della boxe è in lutto per la morte di Arturo Gatti Jr., figlio del campione e Hall of Famer Arturo “Thunder” Gatti, scomparso nel 2009.
Aveva soltanto 17 anni. La notizia è stata confermata dalla World Boxing Association e dal suo storico allenatore, Moe Latif, che sui social ha scritto:

“Non è una voce, né uno scherzo. Arturo non c’è più. Vi prego di rispettare la privacy in questo momento così difficile.”

Il ragazzo viveva in Messico con la madre, Amanda Rodrigues, vedova di Gatti Sr., e stava costruendo la sua carriera da pugile dilettante, con il sogno dichiarato di partecipare alle Olimpiadi prima di diventare professionista.

“È andato via come suo padre”

A confermare la tragedia è stato anche Chuck Zito, ex bodyguard e amico del padre, con un messaggio che ha profondamente colpito i fan:

“Con il cuore pesante devo dire… Riposa in pace, Arturo Gatti Jr., 17 anni. È stato trovato nello stesso modo in cui trovarono suo padre.”

Secondo Zito, il giovane si sarebbe tolto la vita, un dettaglio che ha riportato alla memoria la misteriosa scomparsa di Arturo Gatti Sr., trovato morto nel 2009 in una stanza d’albergo in Brasile.
All’epoca la sua morte fu inizialmente classificata come omicidio — la moglie Amanda Rodrigues venne arrestata — ma successivamente, dopo l’autopsia, il caso fu archiviato come suicidio, nonostante molti colleghi e amici del pugile non abbiano mai creduto a quella versione.

Cresciuto nell’ombra luminosa del padre, Arturo Gatti Jr. aveva scelto lo stesso sport, la stessa disciplina, lo stesso sogno.
Era ancora un adolescente, ma già allenato da professionisti e seguito con affetto dal mondo della boxe, che vedeva in lui un talento promettente e un legame vivente con la leggenda di “Thunder”.

La WBA ha scritto in un comunicato:

“Il mondo della boxe piange la scomparsa di Arturo Gatti Jr. La sua strada era appena iniziata, ma il suo spirito vivrà per sempre — ora riunito con suo padre tra le stelle.”

Anche il presidente del World Boxing Council, Mauricio Sulaimán, ha espresso il cordoglio dell’intero settore:

“Possa Dio accogliere la sua anima e dare pace alla sua famiglia.”

Arturo Gatti, un dolore che si ripete

Il destino di padre e figlio sembra intrecciato in modo tragicamente speculare.
Nel 2012, in un’intervista a 48 Hours Mystery, Amanda Rodrigues aveva parlato del piccolo Arturo come della sua ragione di vita:

“È tutto ciò che ho chiesto a Dio. Mi completa. Il suo sorriso è lo stesso del padre.”

Quelle parole oggi suonano come un’eco dolorosa.

Il caso di Arturo Gatti Jr. apre anche una riflessione più ampia sul peso psicologico dell’eredità sportiva e familiare, soprattutto per chi cresce nell’ombra di un genitore mitizzato.
Essere “figlio di una leggenda” può significare onore, ma anche una pressione enorme, fatta di aspettative, confronti e silenzi.

La sua morte ricorda che dietro i titoli, i record e le glorie sportive, ci sono ragazzi fragili, che hanno bisogno di essere ascoltati, sostenuti, accolti — non solo celebrati.

Oggi la comunità del pugilato si stringe intorno alla famiglia, e migliaia di messaggi di affetto arrivano da tutto il mondo.
Arturo Gatti Jr. aveva la forza di suo padre e un sogno ancora intatto.
E forse, nel suo ultimo gesto, resta solo il desiderio di trovare quella pace che la vita non gli aveva concesso.

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