L’adozione è spesso un importante gesto d’amore, che viene fatto da due genitori che decidono di allargare la famiglia e di dare la possibilità a chi non ce l’ha. Non sempre però questo accade: un bambino, infatti, era stato adottato nel 2007 da una coppia, che era andata fino in Brasile per conoscerlo e portarlo con sé nella loro abitazione di Cremona.

Non tutto è però andato secondo i piani. A distanza di cinque giorni, infatti, i due sono andati dal parroco del paese a cui hanno comunicato di avere cambiato idea. Al parroco era stato riferito che il bimbo, che allora aveva solo dieci anni, era arrivato a puntare un coltello al padre, episodio di cui lui non ha però alcun ricordo. Non solo, sarebbe bastato quel breve arco di tempo per averlo portato a subire percosse da parte della mamma, che avrebbe utilizzato una cintura dopo una discussione nata con il figlio biologico.

Da allora la vita di quel bimbo è stata tutt’altro che semplice. Nel corso degli anni, infatti, è passato da una comunità all’altra, per poi finire in carcere a Modena a causa di alcuni furti commessi. L’incontro con un avvocato, Gianluca Barbiero, gli ha dato la forza di uscire allo scoperto e raccontare il suo passato per ottenere giustizia.

E ora finalmente ci sta riuscendo. I due coniugi che lo avevano adottato sono stati condannati sia in primo sia in secondo grado a tre mesi di reclusione con l’accusa di avergli fatto mancare i mezzi di sussistenza e essersi sottratti agli obblighi di assistenza. A questo si aggiunge un risarcimento pari a 10 mila euro.

“La famiglia era tenuta a mantenere, istruire ed educare il figlio adottivo ‘preso’ in Brasile e abbandonato dopo solo cinque giorni in cui Paese a lui sconosciuto e di cui non parlava la lingua” – si legge nella sentenza emessa dai giudici.

 

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