In mezzo al coro unanime di voci che da tutto il mondo rende omaggi e celebrazioni a Diego Armando Maradona, morto lo scorso 25 novembre all’età di 60 anni, si leva anche un segno di protesta nei confronti dell’uomo, senza dubbio personalità controversa e dalle molte ombre, e che viene proprio da un campo di calcio.

A essere protagonista della vicenda è la calciatrice spagnola Paula Dapena che, durante un’amichevole di calcio tra la sua squadra, Viajes Interrias, e il Deportivo La Coruna, si è rifiutata di osservare il minuto di silenzio in omaggio al calciatore argentino da poco scomparso, sedendosi sul terreno di gioco con le spalle rivolte verso la tribuna in segno di protesta.

Queste le parole con cui la calciatrice 24enne spiega al sito spagnolo Libertadbajopalabra i motivi della sua decisione:

La data della morte di Maradona coincide con quella della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per le vittime non c’è stato un minuto di silenzio; quindi ovviamente non sono disposta a fare un minuto di silenzio per lui. Mi sono rifiutata di fare un minuto di silenzio per uno stupratore, un pedofilo e un molestatore. Per questo ho pensato di sedermi a terra e voltare le spalle: così ho fatto. Per essere un giocatore devi avere dei valori, al di là delle capacità che possedeva, che sono indiscutibili.

Un gesto forte e simbolico quello della calciatrice, che, come da lei dichiarato, avverte la sensibilità del suo ruolo pubblico per sostenere e appoggiare valori e battaglie che al giorno d’oggi hanno bisogno di esistere. La foto della donna a terra, con la maglia con il numero 6 verso la tribuna, ha fatto il giro del mondo, riaccendendo i riflettori su un tema come quello della violenza contro le donne, attuale e di grande urgenza, considerati i troppi casi di femminicidio e i dati tragici che ci raccontano le cronache ogni giorno.

Le accuse della donna nei confronti della figura controversa del calciatore sono ovviamente delle opinioni personali (nessun tribunale ha mai processato Maradona per le accuse ricevute negli anni), ma sollevano comunque la questione su quanto sia doveroso o meno distinguere il ruolo professionale delle persone da quello privato.

In passato il calciatore era infatti stato accusato di molestie sessuali da parte della giornalista russa Katerina Nadolskaya, che, al quotidiano El Mondo ha dichiarato che durante la finale della Confederations Cup tra Cile e Germania, dove era ospite, a San Pietroburgo, il Pibe de Oro avrebbe tentato di toglierle il vestito dopo averla convinta a raggiungerlo nella sua stanza per sostenere l’intervista. Maradona e il suo staff ribatterono all’accusa della reporter, sostenendo che sia stata la donna a entrare nella stanza e a iniziare a spogliarsi liberamente.

Un altro fatto, risalente al 2014, vide Maradona protagonista della cronaca per via di una presunta violenza fisica nei confronti dell’ex fidanzata Rocio Oliva. Ma anche in questo caso, le accuse caddero e le indagini furono immediatamente archiviate. In occasione della vicenda, il calciatore precisò che si trattò di una semplice lite tra i due: “Abbiamo avuto una discussione perché lei era sempre attaccata al cellulare. Gliel’ho strappato di mano e l’ho buttato via, ma giuro che non ho mai alzato le mani su di lei”. 

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