Charlotte Bellis seguiva da agosto per Al Jazeera la conquista di Kabul da parte dei talebani, ed è proprio a loro che si è dovuta rivolgere per poter partorire in sicurezza. La giornalista non poteva infatti fare ritorno in Nuova Zelanda per via delle restrizioni dovute al Covid.

La reporter aveva fatto richiesta per tornare in Nuova Zelanda, ma la sua domanda per un posto di emergenza nelle strutture assegnate dal governo per chi deve fare la quarantena è stata respinta.

Bellis ha così raccontato la sua storia con un articolo pubblicato dal New Zealand Herald, che ha fatto molto discutere. La reporter ha raccontato di aver scoperto di essere incinta appena tornata a casa sua, in Qatar, dopo aver passato un periodo di tempo a Kabul, dove aveva seguito l’avanzata dei talebani e dove vive il suo compagno Jim Huylebroek, fotogiornalista per il New York Times.

Charlotte Bellis era una delle uniche 3 donne presenti alla prima conferenza stampa dei talebani, a cui ha chiesto cosa avessero in mente per i diritti delle donne. Il dover chiedere aiuto proprio a loro, per partorire, è stato “orrendamente paradossale“, come lei stessa ha scritto.

La giornalista, non essendo sposata con il padre del bambino (essere incinte da nubili è illegale, in Qatar), aveva solo due possibilità per partorire: sposarsi o tornare in Nuova Zelanda. Così, Bellis ha provato a tornare in Nuova Zelanda con il compagno, ma vedendo le sue richieste sempre respinte. I posti nelle strutture non erano mai disponibili.

Messa alle strette, Bellis ha dovuto prepararsi a un’eventuale emergenza. La giornalista si è messa in contatto con un funzionario talebano, chiedendogli se fosse stato possibile per lei, incinta senza essere sposata, entrare in un ospedale  o ricevere aiuto. Il funzionario le ha assicurato accoglienza, suggerendole di raccontare che lei e Huylebroek erano sposati e di chiamarlo nel caso in cui fossero sorti dei problemi. “Quando i talebani ti offrono un porto sicuro, a te che sei donna, incinta e non sposata, allora capisci che la tua situazione è veramente a rotoli“, ha scritto Bellis.

A gennaio, quando per l’ennesima volta, dopo che il governo aveva ritardato l’apertura dei confini e aveva respinto la sua richiesta di emergenza redatta con un avvocato, Bellis ha pubblicato la sua dura critica al governo neozelandese sul New Zeland Herlad. Infine, martedì 1 febbraio, il governo ha permesso a Bellis, ora incinta di 6 mesi, di rientrare nel Paese.

Secondo molti attivisti e giornalisti afghani, i talebani volevano solo cercare di abbellire la loro immagine aiutando Bellis, una giornalista occidentale, e non riserverebbero mai lo stesso riguardo verso una donna afghana.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!