Nel manifesto choc, comparso in via Salaria a Roma, campeggia la scritta “L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo”. Come sfondo una donna incinta che tocca il suo pancione. Si tratta di un manifesto nell’ambito della campagna di CitizenGo contro l’interruzione volontaria della gravidanza in vista della “Marcia per la vita” prevista per il 19 maggio.

Il cartello ha subito suscitato ovviamente delle polemiche: le femministe del movimento Rebel Network  hanno chiesto al sindaco di Roma, Virginia Raggi, di rimuovere immediatamente quel cartellone.

Immediata la reazione della fondazione CitizienGo:

È in atto il tentativo di censurare e silenziare chi afferma la verità sull’aborto, che sopprime la vita di un bambino e ferisce gravemente quella della donna. Rivendichiamo il diritto di opinione ed espressione tutelato dalla Costituzione.

 Queste, invece, le parole di Filippo Savarese, direttore delle campagne di CitizenGO Italia:

Negli ultimi anni le istituzioni hanno denunciato con sempre maggior forza il fenomeno dei ‘femminicidi’ e della violenza sulle donne, ma ci si dimentica di dire che la prima causa di morte per milioni di bambine (così come di bambini) nel mondo è l’aborto, che provoca anche gravissime conseguenze psicologiche e fisiche per le donne che lo praticano.

Questo, invece, il messaggio delle femministe di Rebel Network su Facebook:

Chiediamo alla Sindaca Virginia Raggi di intervenire immediatamente per far rimuovere questo vergognoso manifesto, affisso in via Salaria a Roma da uno dei gruppi a nostra parere pro-odio e contrari alla libertà di scelta delle donne. Chiediamo a tutte le associazioni e a tutte le persone che intendono sostenere le nostre azioni a sostegno della Legge 194 e della libertà femminile (questa inclusa), di sottoscrivere questo post il proprio nome e cognome. Serve essere UNITE E UNITI contro questa campagna di disinformazione e di odio. Oggi più che mai!

Infine è intervenuta la senatrice del Partito democratico, Monica Cirinnà: 

Una campagna falsa e disgustosa. Rimuoverla subito. Intervengano istituzioni e tutte le forze politiche a difesa delle donne e di una legge dello Stato.

La discussione continua nel gruppo privato!
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