Chris Hemsworth ha una predisposizione all'Alzheimer: "Smetto di recitare per un po'"

L'attore, celebre per il ruiolo di Thor al cinema, si è sottoposto a una serie di esami da cui è emersa la possibilità di sviluppare la malattia, per questo ha deciso di prendersi una pausa dal lavoro.

Chris Hemsworth, celebre per il ruolo di Thor al cinema, ha scoperto di avere una predisposizione genetica all’Alzheimer dopo una serie di test e analisi a cui si è sottoposto negli ultimi mesi. L’attore era impegnato nelle riprese della docu-serie di National Geographic Limitless e ha approfittato dell’occasione per capire attraverso il suo DNA cosa avrebbe potuto riservargli il futuro: quello che ne è emerso è stato però devastante per lui.

“Quello che ho scoperto è diventata la mia paura più grande – ha detto ai microfoni di Vanity Fair -. Sulla prevenzione all’Alzheimer le misure che devo adottare influiranno sul resto mia vita”.

Nel suo patrimonio genetico, sarebbero state trovate due copie del gene APOE4, una da madre e una da padre, cosa che secondo alcuni studi potrebbe portare a sviluppare la malattia. Una persona su quattro è portatrice di una singola copia del gene, mentre secondo uno studio del 2021 del National Institutes of Health solo il 2-3% della popolazione le possiede entrambe.

La diagnosi ha spinto Chris Hemsworth a prendere una decisione inaspettata: si prenderà una pausa dal lavoro per provare a concentrarsi meglio sulla sua salute. “Questa è una cosa che mi ha portato a volermi prendere un po’ di tempo. Da quando ho concluso lo show, ho portato a termine ogni progetto per cui avessi firmato un contratto. Ora, una volta finito questo tour promozionale, tornerò a casa e avrò un bel po’ di tempo libero per stare con mia moglie e i miei figli”.

Il 39enne non risulta malato, ma vuole prendere questa scoperta come una “benedizione“, ovvero come un modo che può spingerlo a prendersi maggiormente cura di se stesso e gestire il rischio per provare forse a evitare il più a lungo possibile lo sviluppo del disturbo.

La comunicazione che gli è arrivata dai medici non ha rappresentato però una totale sorpresa per lui, visto che anche il nonno soffre di Alzheimer. “Sì, è vivo. Non lo vedo da qualche anno, ma gli altri membri della mia famiglia che lo vedono dicono che ci sono giorni in cui è molto allegro e li abbraccia – ha detto ancora -. Mia madre diceva che era un tipo molto amichevole. Non credo che si ricordi più molto e ormai parla una lingua che è un misto di olandese, la sua lingua d’origine, e inglese, più, forse, qualche altra parola nuova”.

La preoccupazione è tanta, ma la vicinanza della famiglia e l’umorismo che da sempre lo contraddistingue possono essere un aiuto: “Non è un bel pensiero. La maggior parte di noi evita di parlare della morte nella speranza di poterla in qualche modo evitare. Abbiamo tutti la convinzione di potere risolvere il problema. Poi, quando all’improvviso ci viene detto che ci sono degli indicatori importanti che certificano che il problema non solo non è risolto, ma è più vicino del previsto, la realtà diventa pesante. Si è costretti a fare i conti con la propria mortalità. Per me, l’aspetto positivo è che se non avessi ricevuto certe informazioni non avrei cambiato il mio modo di vivere. Per questo adesso sono grato di avere gli strumenti necessari per prepararmi nel modo migliore e affrontare quel momento con una consapevolezza diversa” – ha concluso.

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