Come l'altra donna truffata ha incastrato Impagnatiello e cercato di stare vicino a Giulia Tramontano

Come l'altra donna con cui Impagniatiello aveva una relazione ha aiutato a incastrarlo per il femminicidio di Giulia Tramontano, raccontando alle autorità le numerose bugie da lui dette.

L’altra donna, di cui non si conosce il nome, la collega italo-inglese 23enne con cui Alessandro Impagnatiello aveva una relazione parallela oltre a quella con la fidanzata Giulia Tramontano, ha aiutato gli inquirenti a incastrare il 30enne per il femminicidio di Tramontano, raccontando le numerose bugie di Impagnatiello.

Grazie al racconto della donna italo-inglese gli inquirenti hanno potuto delineare il profilo di Impagnatiello, ora in carcere per aver ucciso a coltellate la compagna Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi.

La donna, dopo aver saputo di Tramontano, ha insistito con Impagnatiello per avere un incontro con Giulia Tramontano e le due si sono viste sabato pomeriggio, come riporta il Corriere, all’Armani Bamboo, luogo di lavoro dell’italo-inglese e di Impagnatiello, che era un barman. Le due donne hanno parlato delle “vessazioni psicologiche” subite da Impagnatiello e si sono date sostegno l’una con l’altra contro di lui.

Siamo state insieme un’ora circa, dopo di che lei è andata via. Il nostro incontro è stato veramente cordiale, tant’è che appena ci siamo viste ci siamo abbracciate per solidarietà femminile. Perché eravamo entrambe vittime di un bugiardo”, ha raccontato la 23enne.

Dal racconto agli inquirenti si apprende che la donna, che da gennaio aveva iniziato una storia con Impagnatiello, è rimasta incinta di lui, ma che ha deciso insieme al ragazzo di abortire, e che non sapeva nulla di Tramontano fino ad aprile. La ragazza ha scoperto di Tramontano accorgendosi di alcune foto che ritraevano Impagnatiello con lei, incinta, a Ibiza, “invece a me aveva detto che ci sarebbe andato da solo”, ha detto la donna ai carabinieri.

Impagnatiello ha mentito ulteriormente dicendole che il bambino non era suo ed è arrivato al punto di mostrarle un falso test del Dna, spiegandole che la fidanzata aveva dei disturbi mentali, e che ha più volte minacciato di suicidarsi. La donna, però, durante una breve vacanza con lui, prestandogli il tablet, ha trovato nella cronologia delle ricerchecome falsificare un test del dna”. La 23enne ha deciso quindi di chiudere la relazione.

Dopo il colloquio con Giulia Tramontano, però, la ragazza era preoccupata per lei tanto da, come riporta Repubblica, essersi offerta di ospitarla durante il loro incontro chiarificatore quel sabato 27 maggio, e ha poi tentato di mettersi in contatto con la donna la sera stessa.

La donna aveva infatti scritto a Tramontano alle 20:29 per chiederle se fosse “tutto ok” quando era rientrata a casa a Senago e dopo le 22 le aveva mandato anche un altro messaggio: “Voglio sapere solo che stai bene”. Le comunicazioni tra le due donne, come specifica il Corriere, sono terminate alle 21.50 di sabato, quando Impagnatiello ha smesso di risponderle, fingendosi Tramontano.

Tra le 20:30 circa e le 21:52, infatti, l’uomo aveva scritto dal telefono di Giulia Tramontano: “non sono stata pienamente sincera con te”, “io ti ringrazio ma lasciami in pace ora”.

La 23enne ha poi iniziato a chiedere ad Alessandro Impagnatiello che fine aveva fatto Giulia.

Verso le 23:30 la 29enne era già morta, e l’uomo ha detto alla 23enne che Tramontano “si trovava a letto a dormire” e poi che “non era in casa in quanto avrebbe passato la notte da un’amica”.

Nel decreto di fermo dei pm a carico del 30enne si legge che la testimone ha dichiarato anche di aver chiesto all’uomo “di farmi vedere se effettivamente in casa non ci fosse Giulia (con una videochiamata, ndr) e lui con il telefono ha ripreso solo la camera da letto e il soggiorno ove effettivamente non vi era la presenza di Giulia”.

La 23enne ha persino contattato la sorella della vittima, Chiara Tramontano, su Facebook, spiegandole che quella notte di sabato non ha fatto entrare in casa sua il 30enne perché aveva “paura” e “non sapeva che fine avesse fatto Giulia e di cosa fosse capace lui”.

Nei giorni seguenti al femminicidio, avvenuto proprio sabato sera, la donna ha poi notato a lavorofuoriuscire dallo zaino di lavoro di Alessandro che aveva in spalla dei guanti in lattice di colore azzurro”.

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