Il mese di maggio si è aperto all’insegna della speranza: i dati relativi al primo giorno del mese fanno ben sperare, in attesa di quelli odierni. A Roma, però, a preoccupare è un focolaio che si è registrato presso la clinica Latina di Roma, nel quartiere San Giovanni.

In Italia ci sono sempre meno malati di COVID-19 e i morti sono diminuiti drasticamente rispetto alla settimana scorsa. Tutto ciò non vuol dire che l’emergenza sia alle spalle.

Da lunedì 4 inizierà la cosiddetta “fase 2”: milioni di italiani torneranno a lavorare e tutti potranno andare a trovare i propri parenti che risiedono all’interno della medesima regione.

Tuttavia, almeno a Roma, c’è preoccupazione per il focolaio registrato nella clinica Latina. Com’è successo? A seguito di alcune indagini epidemiologiche sarebbero risultate “inadempienze della struttura nel rispetto dell’ordinanza regionale”. Lo scrive Fanpge.

Fino a ieri presso la struttura erano presenti 29 pazienti e 37 operatori, tutti sottoposti a tampone; di questi 22 sono risultati positivi: 10 pazienti e 12 operatori sanitari. Inoltre, quest’oggi, due sanitari non si sarebbero presentati al lavoro e per tale motivo l’Asl Roma li sta “ricercando”.

Tutti i soggetti positivi sono stati prontamente trasportati nel vicino Istituto “Spallanzani”, che è stato il primo ospedale italiano a ricoverare dei pazienti positivi al virus. Si trattava di due turisti cinesi che avevano visitato la Capitale nel mese di gennaio.

Le notizie incoraggianti riguardanti la situazione italiana, chiaramente, si riflettono anche su quella dell’Istituto ospedaliero: al 2 maggio risultano infatti 94 pazienti positivi al coronavirus; 17 di questi sono in terapia intensiva. Altri, come recita il comunicato giornaliero dello Spallanzani, verranno dimessi nella giornata di oggi in quanto asintomatici e paucisintomatici.
Inoltre presso l’Istituto romano, a breve, ci sarà un’importante novità: da giugno partiranno i primi test del vaccino sugli esseri umani.

Insomma l’Italia sta facendo grassi passi avanti nella riduzione del contagio e – potenzialmente – anche nella futura prevenzione tramite il vaccino. Ma abbassare la guardia adesso – ce lo dicono gli esperti – sarebbe un grave errore.

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