Mens sana in corpore sano, dicevano gli antichi, e a ragione.

Il legame sottile e indissolubile tra il nostro cervello e il nostro corpo è uno dei temi che nel tempo ha destato maggiormente l’attenzione degli scienziati di tutto il mondo. Come è possibile, infatti, che una forte emozione – sia essa positiva o negativa – possa comportare cambiamenti drastici sul nostro stato generale di salute? Se gli studiosi hanno ben chiaro il percorso scavato dalla sofferenza nella nostra mente, in tutte le sue varie fasi, ben più difficile è capire come questa agonia venga trasferita al resto del corpo.

La sofferenza nel lutto: le conseguenze a livello psicofisico

Come riporta Ann Finkbeiner, giornalista scientifica che ha dovuto affrontare la perdita del figlio in giovane età a seguito di un incidente mortale, chi subisce una perdita devastante passa un iniziale stato di shock durante il quale viene assalito da sentimenti di rabbia, tristezza, ansia e perfino di pazzia, a uno stato di progressiva presa di consapevolezza di quanto accaduto, che porta poi all’accettazione.

Durante le prime fasi sono frequenti l’aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna, che facilitano l’insorgenza di attacchi di cuore. Nel corso della vita, inoltre, si corre un rischio maggiore di sviluppare malattie vascolari, tumori e malattie croniche come il diabete.

Un importante studio condotto dalla ricercatrice statunitense Mary Frances O’Connor dal titolo Il Dolore: breve storia di ricerca su come corpo, mente e cervello si adattano, afferma che la probabilità di morte a seguito di problemi di salute aumenta del 10% in coloro che hanno vissuto un lutto.

Con il tempo, la maggior parte delle persone tende a stabilizzarsi, a continuare la solita vita in società. Si impara a convivere con il dolore, non lo si supera mai del tutto. Tuttavia è doveroso sottolineare che una piccola percentuale di queste persone permane in uno stato di “dolore dormiente”, che influenza in modo negativo tutto il resto della loro vita.

Una recente ricerca del 2020 ha constatato che i soggetti che si trovano a dover convivere con il senso di vuoto e la depressione provocati da un lutto presentano alti livelli di ansia e ormoni dello stress, come il cortisolo e l’epinefrina.

Si tratta dunque senza dubbio di una vera e propria malattia, che però, inspiegabilmente, è ancora poco studiata.

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