Il governo del Regno Unito ha annunciato la campagna “Way to Work” per dare lavoro a 500.000 persone e riempire l’attuale record di 1,2 milioni di posti di lavoro vacanti.

Questa particolare campagna, però, non tiene conto delle competenze personali dei lavoratori: come riporta la stampa, la campagna utilizzerà la minaccia di sanzioni finanziarie (ovvero delle multe) per costringere le persone in cerca di lavoro su Universal Credit a cercare lavoro al di fuori dei settori prescelti più rapidamente. Infatti, se prima i cittadini inglesi avevano tre mesi di tempo per cercare lavoro nel loro settore, ora avranno tempo solo quattro settimane o rischiano di vedersi tagliare i sussidi.

Come riporta la stampa inglese, quattro settimane non sono sufficienti, perché il datore di lavoro deve prima accettare la richiesta e poi avviare la procedura per l’assunzione: nel frattempo, le quattro settimane potrebbero essere passate e il lavoratore perderebbe i sussidi in ogni caso.

Questa stretta del governo inglese non solo metterà in difficoltà i cittadini, ma l’economia in generale: secondo una revisione completa dei risultati compilata da un team dell’Università di Glasgow, infatti, è stato rivelato che le sanzioni hanno avuto un impatto positivo sui livelli di occupazione, ma hanno avuto un impatto negativo sulla qualità del lavoro e sulla stabilità a lungo termine.

Inoltre, la ricerca ha anche scoperto che le sanzioni hanno portato a un aumento della disoccupazione nonché a maggiori difficoltà materiali, problemi di salute e, talvolta, un minore benessere dei bambini. Come riporta The Conversation, studi in Gran Bretagna, Svizzera e Svezia hanno scoperto che le sanzioni spingono le persone a lavori peggiori, con effetti negativi duraturi.

Se utilizzando sanzioni e limiti così stringenti di tempo un lavoratore viene costretto a svolgere un lavoro per cui non è adatto, le conseguenze saranno negative non solo per il lavoratore, ma anche per il datore di lavoro e i consumatori.

Se da una parte la campagna Way to Work mira a riempire il più rapidamente i posti di lavoro vacanti, dall’altra non tiene conto del welfare, del benessere delle persone a lungo termine e dell’economia stessa.

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