In Danimarca è scoppiato uno scandalo che coinvolge 800 maschi e 200 femmine, di età compresa tra i 15 e i 20 anni, colpevoli di aver diffuso un video hot attraverso Messenger, il servizio di messaggistica di Facebook. Il video condiviso dai coetanei mostra due minorenni mentre hanno un rapporto sessuale e risale al 2015 ed è rimasto nella rete fino allo scorso autunno quando è stato bloccato dalla polizia Danese come ha dichiarato la portavoce Lau Thygesen: “Si è trattato di un caso complesso e le indagini hanno richiesto tempo a causa dell’alto numero di persone coinvolte”. 

Anche il governo danese si dice attento ai casi di revenge porn (diffusione di materiale pornografico) e ha deciso di introdurre una serie di provvedimenti per combattere il fenomeno dal momento che il 18% dei giovani in Danimarca ha condiviso nei social delle foto di nudo.  La polizia che ha indagato sul caso “Umbrella”, così è stata chiamata l’operazione, tra i 1000 ragazzi coinvolti ha convocato direttamente i giovani maggiorenni mentre i minorenni sono stati contattati attraverso i genitori. Diffondere materiale a luci rosse in Danimarca è un crimine che può portare al carcere, come pena massima, fino a 6 anni: solo i maggiorenni rischieranno il carcere mentre gli altri saranno multati o condannati con la condizionale. Per tutti però rimarrà la macchia, per almeno 10 anni, relativa a un crimine di pedofilia nella propria fedina penale che potrebbe impedire loro l’accesso ad alcune professioni sensibili come l’insegnante, l’educatore o l’allenatore di calcio.

La ragazza protagonista del video, come riporta il Corriere, ha raccontato al quotidiano danese Information, di aver fatto sesso in modo consenziente ma di non essere mai stata a conoscenza del video. La ragazza ha confessato di essere ricattata: ”Mi hanno contattato dicendo che avevano un mio video e mi hanno chiesto di mandare altre immagini di me nuda, altrimenti avrebbero diffuso il filmato”.

All’operazione ha partecipato anche Facebook che ha dichiarato di essere a conoscenza della vicenda e di aver collaborato all’indagine con l’ausilio di Europol.

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