Dario Franceschini (Pd), la proposta fa discutere: "Ai figli solo il cognome della madre"

La proposta del senatore sarà presentata in Commissione Giustizia al Senato, ma ha già ricevuto moltissime reazioni.

È sicuramente una proposta destinata a far discutere, e che fin dalla sua esternazione ha suscitato numerose reazioni, sia nel mondo politico che da parte dell’opinione pubblica, quella del senatore del gruppo Pd Dario Franceschini per dare ai nuovi nati solo il cognome della madre.

Un “risarcimento”, come lo ha definito l’ex Ministro della Cultura, per tutti i secoli “in cui i figli hanno preso il cognome del padre” e “le donne hanno subito un’ingiustizia e una discriminazione di genere”.

La proposta di legge, che Franceschini èresenterà alla Commissione Giustizia del Senato, è stata annunciata nella mattinata di ieri nel corso dell’assemblea dei senatori dem convocata per esaminare i provvedimenti giacenti in Commissione, tra cui quello che riguarda il doppio cognome.

Parliamo di quattro testi presentati da Unterberger (Autonomie), Malpezzi (Pd), Maiorino (M5S) e Cucchi (Avs) per disciplinare l’attribuzione del cognome ai figli dopo la sentenza della Corte costituzionale del 2021. La proposta Franceschini si andrà ad aggiungere quindi come quinto testo, da discutere prima di arrivare a un testo base da approvare in Commissione e in seguito in Aula.

“Anziché creare infiniti problemi con la gestione dei doppi cognomi o con la scelta tra quello del padre e quello della madre stabiliamo che dall’entrata in vigore della nuova legge i figli prenderanno solo il cognome della madre – ha spiegato Franceschini per motivare la proposta – Dopo secoli in cui i figli hanno preso il cognome del padre, stabiliamo che dalla nuova legge prenderanno il solo cognome della madre. È una cosa semplice e anche un risarcimento per una ingiustizia secolare che ha avuto non solo un valore simbolico, ma è stata una delle fonti culturali e sociali delle disuguaglianze di genere”.

La proposta, come detto, ha già sollevato moltissime reazioni, riscontrando, peraltro, anche il parere avverso della presidente di Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno: “Le proposte sono molteplici e le stiamo analizzando con scrupolo. A mio avviso la questione dei cognomi impone di trovare un punto di equilibrio che non renda nessun genitore invisibile”.

Felice per quanto proposto da Franceschini è invece la relatrice della legge e vicepresidente del Pd al Senato, Anna Rossomando, che ha commentato dicendo “Oggi finalmente una voce maschile ha riscontrato che per secoli c’è stata una sorta di invisibilità delle donne, con l’attribuzione del solo cognome del padre. Per questo il Pd ha inserito tra le priorità proposte in capigruppo al presidente La Russa e in commissione, la discussione della legge sul doppio cognome. Gran parte del lavoro è stato già fatto in commissione, manca l’ultimo miglio per salutare almeno nominalmente la cultura patriarcale, come peraltro ha sottolineato la Corte Costituzionale. Ora ci aspettiamo un’ampia convergenza, anche della maggioranza, superando resistenze che comunque esistono”.

Più prudente Luana Zanella di Avs che, pur ritenendo quella del senatore “una proposta interessante e condivisibile” aggiunge realisticamente che “Vista la difficoltà che abbiamo avuto a far passare il doppio cognome, quello materno e paterno, possiamo immaginare il percorso faticoso di questa proposta”.

Il leader di Azione Carlo Calenda è invece scettico, e sostiene che ci siano altre priorità, così come pure il Movimento 5 Stelle, la cui posizione è stata espressa dalla vicepresidente dei senatori Alessandra Maiorino: “Ho fatto un salto sulla sedia quando ho letto la proposta di Franceschini: la giudico una provocazione, una boutade… Anche perché non si risponde a una discriminazione, sia pur millenaria, con un’altra discriminazione”.

“Un’idea bizzarra e fuori dalla realtà” è il lapidario commento di Lavinia Mennuni, di Fratelli d’Italia, mentre Salvini attacca: “Ma certo, cancelliamoli dalla faccia della terra questi papà, così risolviamo tutti i problemi. Ma dove le pensano ste idee geniali?”.

Attualmente, nel nostro Paese possono essere attribuiti entrambi i cognomi dei genitori, a partire dal 1° giugno del 2022, grazie alla pronuncia della Corte Costituzionale n. 131 del 2022, che ha stabilito l’illegittimità costituzionale dell’attribuzione automatica del solo cognome paterno ai figli, e che, in assenza di accordo tra le parti, il figlio debba assumere il cognome di entrambi.

Di fatto si è eliminato l’automatismo dell’attribuzione del cognome paterno, ma, a distanza di quasi tre anni, una vera e propria legge che ancora regoli l’assegnazione del cognome non c’è.

La diatriba sui cognomi è comunque una dinamica quasi esclusivamente italiana, visto che nella gran parte dei Paesi europei i genitori sono liberi di scegliere quale cognome attribuire ai neonati: in Francia e in Belgio, ad esempio, se non c’è accordo tra i genitori si assegnano entrambi i cognomi in ordine alfabetico, in Lussemburgo si sceglie addirittura tramite sorteggio.

In Portogallo i genitori possono scegliere quali e quanti cognomi mettere, fino a un massimo di quattro, mentre nei Paesi nordici il cognome materno viene attribuito automaticamente all’anagrafe, salvo indicazioni diverse.

In Olanda si attribuisce, di comune accordo, uno dei due cognomi, mentre in Germania, Svizzera, Grecia, Ungheria, Romania e Croazia viene assegnato ai figli il cognome scelto dai genitori per tutta la famiglia ma, nel caso in cui i coniugi abbiano mantenuto entrambi i propri cognomi, si sceglie liberamente quale assegnare.

In Spagna il doppio cognome è obbligatorio, e i genitori possono solo decidere l’ordine; infine, nel Regno Unito è addirittura possibile dare un cognome diverso dai propri.

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