Non è mai una questione di promiscuità e non serve neppure ci sia stata una relazione sentimentale e/o sessuale: ogni donna che si sottrae al controllo maschile diventa automaticamente la put*ana.

È una questione di potere.

È sfiancante vedere come l’affaire Sangiuliano-Boccia occupi le prime pagine dei quotidiani e i feed social per le ragioni sbagliate: le corna di lui alla moglie e il giudizio morale su Boccia che vox populi, ma anche politici, intellettuali e giornalisti descrivono, a seconda della propria “sensibilità” e del proprio “sistema valoriale” come arrampicatrice sociale, Barbie furbissima o escort scaltra.

C’è un’altra versione, per la verità. Quella di chi, pur avendo inquadrato il problema, aggiunge “ma lei…” (sì, come quelli che “Non sono razzista, ma…; Non sono omofobo, ma…). Ma partiamo dalle basi.

Siamo tutti e tutte d’accordo sul nocciolo del problema?

Problema: ministro della Repubblica Italiana, per solleticare il proprio ego di maschio, pare abbia utilizzato in modo privato la cosa pubblica, che è chiamato e profumatamente pagato per amministrare nel bene dell’Italia e di tutti i cittadini.

Chissenefrega di cosa fa il ministro tra le lenzuola, purché le sue attività di sollazzo siano svincolate dai soldi pubblici e da questioni di sicurezza nazionale, abuso di potere, assegnazione di cariche, ecc. Giusto? Sì, ma…, dice più di uno (e qui si perde d’occhio il problema)!

I sì ma, hanno forme e registri diversi:

  • Sì ma, la signora poteva gestire la cosa con molto meno chiasso, nelle opportune sedi.
  • Sì ma, lei che ci è stata…
  • Sì ma, lei sapeva che era sposato e cosa stava facendo “per lei” da ministro!
  • Sì ma, anche a lei andava bene finché c’è stato da sguazzarci dentro.
  • Sì ma, vogliamo parlare di come sta gestendo la cosa per farsi pubblicità? Guarda quanti follower ha ora.

Insomma, siamo sempre al

se una donna si comporta così, “prima o poi il lupo lo trova”

(e il lupo, si sa, agisce secondo natura, e quindi è innocente, o almeno scusabile).

Ma veniamo alle put*tane femministe, che poi sarebbe più un

“Femministe, tutte put*tane”

Alcune persone – la maggior parte dichiaratamente femministe, ma non solo – stanno mettendo l’accento sulla portata rivoluzionaria di quanto fatto da Boccia. Boccia ha scelto di non essere vittima di questa situazione e ha scelto di raccontare la propria versione. Boccia ha scelto di non vergognarsi, perché non è lei a doverlo fare ma chi ricopre il ruolo di ministro, chi detiene il potere (e quindi la responsabilità): chi deve rendere conto agli italiani è lui!

Non è una santa?
Uno, chissenefrega! Due, ma per fortuna!
Le sante sono diventate tutte tali dopo aver fatto una brutta fine. E noi donne non dobbiamo scusarci per non avere alcuna intenzione di morire pur di essere considerate moralmente valide. 

Tre, se nel suo comportamento da cittadina verrano identificati reati ne risponderà nelle sedi opportune.

Dalla prospettiva di genere al sogno patriarcale

ATTENZIONE, adottare una prospettiva di genere non significa voler far assurgere Boccia a icona ispirazionale femminista, né darle la coccarda omonima (per le e gli amanti del gatekeeping).

Eppure i commenti sotto ai contenuti sull’affaire Boccia-Sangiuliano in chiave femminista (o anche solo non misogina), sono tutti incredibilmente uguali e riportano al più antico, non tanto dei lavori, ma dei modi di insultare le donne:

“Più sono put*ane, e più fanno le femministe”

Non è un caso (e il sesso non c’entra).

Il sogno patriarcale della famiglia tradizionale, anzi, è storicamente il binomio

  1. moglie socialmente spendibile
    ma soprattutto devota nel talamo nuziale,
  2. e l’altra (meglio le altre),
    che è auspicabile sia invece “put*tana” (nel senso maschilista di sessualmente disinibita).

Purché entrambe – la moglie e l’altra – stiano ai rispettivi posti, subordinati all’uomo e sotto controllo dello stesso.

Il posto della moglie è ovviamente il focolare domestico (con qualche concessione alla realizzazione personale a patto che non sacrifichi di un centimetro il ruolo di sposa e, ovvio, di madre).

Il posto dell’altra è nel letto della passione, alla mercé delle voglie del maschio che, in cambio, offre favori, protezione e soprattutto credibilità. Beni che, a suo piacere, può toglierle.

Ecco, Boccia si è sottratta alla logica del controllo e quindi del potere maschile. Giornalisticamente parlando è corretto sottolineare che non si sa se Sangiuliano abbia davvero detto “Io sono un uomo, nessuno ti crederà” (ma non è questo il problema). Antropologicamente parlando, invece, è importante sottolineare che è così che funziona nella nostra società.

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