Chi sono le donne e le ragazze che la politica considera “sacrificabili"
Un rapporto mostra come i governi di tutto il mondo vogliano sacrificare ragazze e donne per sanare le loro economie dopo la pandemia e domare l'inflazione.
Un rapporto mostra come i governi di tutto il mondo vogliano sacrificare ragazze e donne per sanare le loro economie dopo la pandemia e domare l'inflazione.
Il nuovo rapporto di Oxfam mostra che quattro governi su cinque stanno tagliando fondi ai servizi pubblici come la sanità, l’istruzione e la protezione sociale per sanare le loro economie dopo il tracollo dovuto alla pandemia, e quelle che saranno più colpite da queste manovre saranno le ragazze e le donne.
Nel rapporto, intitolato The Assault of Austeruty, “L’assalto dell’austerità“, si esplicita che più della metà di questi governi già fallisce nei confronti delle donne e delle ragazze, non fornendo o fornendo a malapena servizi pubblici e sociali di genere. Scegliendo di tagliare ulteriormente i fondi a questi servizi, le donne saranno ancora più a rischio.
“Le donne subiscono la maggior parte delle conseguenze fisiche, emotive e psicologiche di questi tagli ai servizi pubblici cruciali, perché ne fanno maggiormente affidamento. La strada per la ripresa post-pandemia si costruisce sulle vite, sul lavoro sudato e sulla sicurezza di donne e ragazze“, ha dichiarato Amina Hersi, responsabile di Oxfam per la giustizia e i diritti di genere, sul sito dell’organizzazione. “L’austerità è una forma di violenza di genere“.
Le politiche di austerità non sono inevitabili, ma sono una scelta: come ricorda Oxfam, i governi possono scegliere di causare danni tagliando i servizi pubblici, oppure possono aumentare le tasse a chi se lo può permettere, cosa che però decidono di non fare.
Oxfam ha calcolato che una tassa progressiva sulla ricchezza dei milionari e dei miliardari del mondo può raccogliere quasi 1.000 miliardi di dollari in più rispetto a quanto i governi intendono risparmiare con i tagli ai servizi sociali nel 2023.
Le donne e le ragazze che più verranno colpite da queste politiche di austerità sono quelle che si trovano già in difficoltà, e si troveranno quindi ad affrontare una vita ancora peggiore: secondo Oxfam, infatti, un numero maggiore di donne e ragazze si aggiungerà alle 1,7 miliardi che già oggi vivono al di sotto della soglia di povertà di 5,50 dollari al giorno.
Inoltre, i tagli creeranno una disparità nel tasso di “ritorno al lavoro” delle donne, che tra il 2012 e il 2019 hanno ottenuto solo il 21% di tutti gli incrementi occupazionali previsti, e molti di questi lavori sono diventati sempre più sfruttati e precari.
Oxfam riporta che secondo un’analisi del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), l’85% dei Paesi del mondo ha chiuso i servizi di emergenza per le sopravvissute alla violenza di genere per ridurre le spese dei bilanci.
Il rapporto mostra che le donne subiscono due volte l’impatto dei tagli ai servizi, alla protezione sociale e alle infrastrutture: direttamente, attraverso l’aumento dei prezzi o la perdita del lavoro, e poi indirettamente, perché sono considerate gli “ammortizzatori” della società e ci si aspetta che sopravvivano e si prendano cura della famiglia quando lo Stato le abbandona.
E se solo il 35% circa dei dati relativi alla salute è archiviato per genere, i dati sono ancora più scarsi per le persone non binarie e queer. “L’assenza di dati sistemici sulla violenza economica perpetrata sulle donne e sulle persone LGBTQIA+ significa che i governi prendono le loro decisioni economiche al buio“, ha dichiarato Hersi.
“Le donne sono messe alla berlina da una falsa scelta tra lo Stato che fornisce servizi sociali e pubblici o che ripaga il debito e attrae investimenti e crescita. Non deve essere così“, ha detto Hersi.
Secondo il rapporto di Oxfam, i governi dovrebbero adottare scelte di politica economica femministe e incentrate sull’uomo e sulla tassazione progressiva dei milionari e miliardari per affrontare le disuguaglianze e sostenere il benessere dei gruppi etnici, razziali e di genere emarginati in tutti i Paesi.
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