L’emergenza COVID-19 sta cambiando il nostro modo di vivere presente e probabilmente cambierà anche quello futuro. Il lavoro che solitamente si svolge in determinate aziende e uffici, ad esempio, diventerà sempre più agile; in inglese ‘smart working’.

Il Governo ha deciso di riaprire (quasi) tutto perché un’ulteriore chiusura delle attività commerciali avrebbe avuto conseguenze troppo gravi sull’economia italiana. Ma la guerra contro il virus non è affatto finita.

Per cui dal Governo sono arrivate indicazioni chiare: chi può, deve lavorare da casa. In questo modo si evitano il più possibile i contatti umani e gli assembramenti e si riesce a limitare ulteriormente la diffusione del virus. Fanpage ha dedicato un articolo alle novità.

Chi proprio non può lavorare dalle sue quattro mura deve recarsi sul posto di lavoro consapevole che, specie nelle aree comuni, si deve evitare il più possibile il contatto umano.
Le aziende e le imprese, dal canto loro, dovranno prestare grande attenzione alla pulizia degli ambienti: sanificare in primis ma anche controllare la temperatura corporea, oltre a scaglionare entrate e uscite dei dipendenti. Sempre per evitare assembramenti di ogni genere.

Quanto successo, come detto, cambierà molti aspetti della nostra vita quotidiana. La stessa Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, pochi giorni fa, aveva assicurato che il suo Ministero nei prossimi mesi lavorerà affinché il lavoro agile venga normato e, chiaramente, utilizzato di più nel futuro prossimo.

Quel che è certo è che nella fase 2, milioni di italiani lavoreranno da casa in tutta sicurezza, evitando quindi di affollare le strade, i mezzi pubblici e i luoghi di lavoro di tutta la penisola.

Rimandare ulteriormente la fine del lockdown non era possibile: l’economia italiana avrebbe potuto collassare, letteralmente. Il Governo ha assicurato che, se i contagi dovessero risalire per effetto delle riaperture, è già pronto un piano B.

Conte e i suoi hanno dovuto trovare un compromesso: da un lato tutelare la salute degli italiani, il bene più prezioso, e dall’altro garantire la ripresa delle attività economiche. Oggettivamente parlando non era un compito facile, anche in virtù del fatto che non si ha nessuna certezza che il virus, effettivamente, perderà virulenza con l’aumento delle temperature.

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