70. È il numero delle donne uccise in Italia dall’inizio dell’anno per mano di mariti, compagni o ex. Una carneficina senza fine che una volta di più ci mette davanti agli occhi un’evidenza: il femminicidio è un problema socioculturale che non può più essere classificato come “raptus” o “follia”, ma di cui si deve parlare con il giusto linguaggio, anche giornalistico.

L’ultima vittima è Elena Casanova, quarantanovenne di Castegnato, in provincia di Brescia, operaia all’Iveco, massacrata a martellate da Ezio Galesi, l’uomo con cui aveva avuto una relazione di circa un paio d’anni interrotta però già da più di un anno, prima del lockdown.

Galesi mercoledì sera l’ha aspettata fuori casa, intorno alle 19, consapevole che Alice, la figlia diciassettenne di Elena, quel giorno fosse col padre. La donna stava salendo sulla sua auto quando è stata bloccata dall’ex, che con la macchina le ha ostruito la strada impedendole di scendere. A quel punto l’uomo è sceso imbracciando un martello, con cui ha sfondato il vetro del finestrino, e ha poi trascinato Elena in strada, compiendo il suo scempio.

Dopo il femminicidio l’assassino si sarebbe seduto vicino alla vittima, aspettando l’arrivo delle forze dell’ordine. Allertati dalle urla della donna i vicini di casa sarebbero scesi, e Galesi a loro avrebbe semplicemente detto, in dialetto “L’ho uccisa io, l’avevo detto e l’ho fatto. Sono stufo”. 

Una freddezza inquietante che denota una lucidità e una razionalità davvero agghiaccianti, ribadite anche da quelle poche parole: “L’avevo detto e l’ho fatto”.

In effetti l’assassinio di Elena Casanova, come spesso accade nei casi di femminicidio, sembra essere stato pianificato nei minimi dettagli, e nel recente passato c’erano state delle avvisaglie che avrebbero potuto lasciar intuire la tragedia che di lì a poco si sarebbe consumata; in un’occasione, ad esempio, la vittima avrebbe trovato le gomme della propria auto bucate, e un’altra volta una scritta sul muro, “Goditi 1000 euro”, riferita, probabilmente, al costo dei lavoretti in casa che Galesi avrebbe fatto gratuitamente per la ex compagna.

Tra i primi ad arrivare sul luogo del delitto, in via Fiorita, proprio l’ex marito e la figlia, che stava facendo rientro a casa dopo la giornata trascorsa col padre. “L’ho visto davanti a Elena che era a terra, era lì, fermo immobile, fumava una sigaretta – ha raccontato l’uomo – Ho capito fosse successo qualcosa, e in quel momento ho pensato solo a portare via mia figlia”.

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