L’ipotesi di un ministero della Natalità, richiesto dalla Lega, è diventato oggi realtà.
Nella toponomastica dei dicasteri del nuovo governo a guida di Giorgia Meloni, che segna una netta predominanza della destra radicale, spunta quello che è stato rinominato Ministero della Famiglia e della Natalità, con delega alle Pari Opportunità, affidato a Eugenia Maria Roccella.

Chi è la nuova ministra Eugenia Roccella?

Esponente di Fratelli d’Italia, laureata in Lettere Moderne, figlia di uno dei fondatori del Partito Radicale, Franco Roccella, entra a 18 anni nel Movimento di liberazione delle donne. Negli anni ’80 lascia il partito Radicale e abbandona la politica, per rientrare nel 2008 tra le fila del Popolo delle Libertà, candidata da Silvio Berlusconi ed eletta a Montecitorio.

Nello stesso anno diventa sottosegretaria al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali. Dopo essere migrata al nuovo centrodestra di Angelino Alfano prima, e al Gruppo Misto poi, la ritroviamo in Fratelli d’Italia per le elezioni del 2022.

Dal Family Day a Di mamma ce n’è una sola,

Nel 2007 Roccella è stata portavoce, insieme a Savino Pezzotta, del Family Day, manifestazione dedicata ai valori della cosiddetta famiglia naturale, promossa da associazioni di stampo cattolico e conservatore. Nel 2013 diventa fondatrice del comitato Di mamma ce n’è una sola, il primo in Italia contro la GPA (gestazione per conto di altre persone). Contraria all’eutanasia, alla procreazione medicalmente assistita, all’aborto e alle unioni civili, la neoministra Roccella non ha mai fatto mistero delle sue posizioni fortemente conservatrici.

“L’aborto non è un diritto”

Di recente, in un dibattito televisivo durante la campagna elettorale, Eugenia Roccella ha dichiarato che

L’aborto non è un diritto, ma il lato oscuro della maternità

rivendicando posizioni femministe che si riconducono a posizioni radicali, che di femminista hanno ben poco; le stesse che negano il genere come costrutto sociale, assumendo posizioni transfobiche.

Nello stesso dibattito sono state assunte posizioni molto critiche, estremamente gravi, anche nei confronti dell’aborto farmacologico, affermandone addirittura la pericolosità per le donne nella sua assunzione, in opposizione con tutte le evidenze scientifiche descritte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Istituto Superiore di Sanità.

La nomina di Eugenia Roccella al ministero della Natalità assume un valore politico molto chiaro, e non possiamo non considerare i suoi trascorsi come chiave di lettura predittiva per quelle che saranno anche i pericoli futuri per il diritto di autodeterminazione delle donne e delle libere soggettività.

Perché un Ministero della Natalità?

Già durante il governo Conte, la Lega aveva creato il Ministero della Famiglia, affidato all’attuale presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e adesso ci riprova con un nuovo ministero che esplicita, in maniera ancora più chiara ed evidente, il focus evidenziato anche nel programma elettorale della destra, che mette al centro proprio “la natalità e la famiglia”, quella tradizionale, si intende.

Il tema della natalità, nel nostro Paese, sicuramente ha la sua rilevanza: il tasso di fertilità in Italia è di 1,25 figli per donna, ed è uno dei numeri più bassi d’Europa. Parlare di natalità vuol dire mettere in campo politiche del lavoro per la riduzione del gap salariale, politiche di welfare per il sostegno alla genitorialità, incremento degli asili nido, congedo parentale e tanto altro ancora.

Sembra invece che a questo governo interessi soprattutto che questi bambini vengano al mondo, e poco importa della vita che vivranno e come faranno i genitori a sostenere la loro crescita.

E la legge 194 sul diritto d’aborto?

Durante la campagna elettorale, Giorgia Meloni ha ripetuto a più riprese che non avrebbe toccato la legge che ancora oggi regola il diritto di aborto in Italia, sottolineando altresì il fatto che avrebbe operato per potenziarne la prima parte, che è quella che riguarda la prevenzione (che qualcuno chiamerebbe, a ragion veduta, dissuasione) della scelta di interrompere una gravidanza. Meloni stessa aveva parlato, infatti, di offrire alle donne “la possibilità di non abortire”, che di fatto già
esiste a scapito, invece, della possibilità di avere un accesso dignitoso e adeguato all’interruzione volontaria di gravidanza.

Il ministero della Natalità, dunque, non può sottrarsi da questo mandato elettorale di cui la stessa Giorgia Meloni si era fatta portavoce, e che in molte regioni amministrate dalla destra, sta già trovando spazio attraverso il finanziamento ad associazioni e movimenti antiabortisti che stanno entrando nei luoghi della salute pubblica.

I nostri aborti sono politici

Si respirano venti reazionari e l’avvento di questo nuovo governo ci chiama a una responsabilità che non abbiamo mai smesso di assumere su di noi, che è quella della lotta, della resistenza e dell’affermazione dei nostri diritti e delle nostre scelte riproduttive. Il nostro è un corpo politico così come politici sono i nostri aborti. Non smetteremo di abortire, lo abbiamo sempre fatto come pratica del nostro benessere e della nostra autodeterminazione e non smetteremo di farlo.

Oggi, più che mai, tocca ritrovarci nelle piazze e nelle pratiche di mutualismo dal basso, per ricordarci che non siamo sole, meno che mai nei nostri aborti, perché noi abbiamo scelto di essere insieme. E insieme stiamo bene.

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