Evan Rachel Wood e l'abuso raccontato dai media "come una storia d'amore rock"

In Phoenix Rising, il documentario dove viene raccontata la storia di violenze perpetrate da Marilyn Manson, l'attrice parla anche di come questa relazione sia stata trasformata per anni dai media in semplici pettegolezzi sulle celebrità. Cibo per tabloid mentre lei, invece, stava vivendo un incubo.

Phoenix Rising, il documentario in due parti diretto da Amy Berg e prodotto dalla HBO, racconta la storia di abusi e violenze subite da Evan Rachel Wood e perpetrata da Marilyn Manson. Ma soprattutto parla di come questa relazione sia stata trasformata per anni dai media in una “storia d’amore rock”, dove essere eccentrici faceva semplicemente parte del ‘gioco’.

Cibo per tabloid quindi, perché “a una rock star è concesso tutto” e gli abusi fisici diventano semplici stravaganze, stranezze che fanno parte del personaggio. Ma Evan Rachel Woods ci dice il contrario e riporta tutto sul piano della realtà: quello dove un uomo ha per anni usato violenza alla sua compagna.

Nel documentario in due parti, Wood ricorda che la sua relazione con Manson, vero nome Brian Warner, è diventata pubblica all’inizio del 2007, grazie a un articolo pubblicato su Us Weekly intitolato Evan Rachel Wood’s Bizarre Love Scandal. Il cantante, all’epoca, era una delle più grandi rock star in circolazione ed era sposato con l’icona pin-up Dita Von Teese.

La carriera di attrice di Wood, invece, era appena iniziata e sebbene fosse stata incoronata come una delle ragazze It di Hollywood, la differenza di potere tra i due era evidente. L’articolo, però, si concentrava esclusivamente su come Wood fosse parte di un “triangolo amoroso pazzo” e solo in un trafiletto si menzionava il terribile carattere di Manson, il suo “uso crescente di droghe e alcol”, e la sua violenza.

Decine di titoli di giornale dipingevano Evan Rachel Wood come una starlet emergente demolitrice e il video di Heart-Shaped Glasses in cui recita, ha solo potenziato la macchina contorta dei mass media. Recentemente, l’attrice ha dichiarato che proprio in quel videoclip, mentre le telecamere stavano riprendendo, Manson l’ha violentata. Aveva 19 anni e Warner ha detto di averla scelta perché gli ricordava la locandina di Lolita. “Avremmo dovuto simulare una scena di sesso, ma quando le telecamere sono partite ha iniziato a penetrarmi per davvero”, racconta Wood in Phoenix Rising.

“Non avevo mai accettato di farlo. Sono una professionista, faccio questo lavoro da una vita e non sono mai stata su un set così poco professionale. Era il caos più totale. Nessuno si prendeva cura di me. È stata un’esperienza traumatica”, ha aggiunto. E se agli occhi del pubblico erano semplicemente una tumultuosa coppia che è stata insieme fino al 2011, l’esperienza che racconta Woods nel documentario è quella della prigioniera e sopravvissuta agli abusi domestici di una setta.

L’attrice per anni è stata sottoposta a iniezione di gas, lavaggio del cervello, aggredita verbalmente e isolata, dice. Tormenti mentali e fisici, un incubo che dai giornali era stato confezionato come pettegolezzo delle celebrità e la rottura percepita semplicemente come la fine di una storia, mentre per lei è stata l’ultima fuga.

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