Femminicidio di Cinzia Pinna: dalla scomparsa alla confessione di Emanuele Ragnedda

La 33enne di Castelsardo era scomparsa l’11 settembre. Dopo due settimane di indagini, l’imprenditore vinicolo gallurese ha confessato l’omicidio.

Per il femminicidio di Cinzia Pinna c’è il reo confesso, ma restando ancora da chiarire molti aspetti. L’11 settembre Cinzia Pinna, 33 anni, originaria di Castelsardo e stagionale in un hotel della Gallura, è stata vista per l’ultima volta a Palau. Le telecamere di sorveglianza l’hanno ripresa barcollante, probabilmente sotto l’effetto di alcol o sostanze, mentre saliva a bordo di un’auto. Da quel momento il suo cellulare ha smesso di dare segnali, alle 3.20 del 12 settembre.

La sorella aveva lanciato numerosi appelli sui social: “Aiutateci a rintracciarla”. Nel frattempo erano partite le ricerche con carabinieri, vigili del fuoco, protezione civile e unità cinofile.

Le prime indagini e gli indagati

Grazie alla targa dell’auto, gli inquirenti erano risaliti a Emanuele Ragnedda, 41 anni, imprenditore vinicolo di Arzachena, già noto alle cronache più mondane che enogastronomiche per aver messo sul mercato il Vermentino Disco Volante Igt 2021, venduto fino a 1.800 euro a bottiglia.

In un primo momento, nel registro degli indagati è finito anche Luca Franciosi, 26enne milanese, giardiniere stagionale a Porto Cervo, accusato di occultamento di cadavere. Ragnedda aveva cercato di coinvolgerlo, sostenendo che lo avesse aiutato a caricare il corpo di Cinzia Pinna in auto per liberarsene. Versione poi rivelatasi infondata: il giovane è stato scagionato e dichiarato estraneo ai fatti.

Femminicidio di Cinzia Pinna: le prove raccolte

Le indagini coordinate dal procuratore Gregorio Capasso e dalla sostituta Noemi Mancini hanno portato a una svolta decisiva.

  • Le telecamere e le intercettazioni ambientali hanno confermato la presenza di Cinzia Pinna nella tenuta vitivinicola di Conca Entosa, di proprietà di Ragnedda.

  • I rilievi dei Ris hanno individuato tracce di sangue diffuse nella casa: sul pavimento e in grande quantità su un divano.

  • Nella stessa proprietà è stata rinvenuta anche una pistola con due caricatori.

Gli inquirenti ritengono che Cinzia Pinna sarebbe stata colpita brutalmente e poi finita con più colpi di pistola.

Il tentativo di fuga

Martedì 23 settembre i carabinieri hanno ricevuto una segnalazione: Ragnedda stava cercando di fuggire a bordo di un piccolo gommone partito da Cannigione. La Guardia costiera lo ha intercettato dopo poche miglia, nei pressi di Baja Sardinia, dove la sua famiglia possiede una villa.

La confessione di Ragnedda

Portato in caserma a Palau, Ragnedda è stato interrogato per quattro ore. In un primo momento ha tentato di confondere gli inquirenti, sostenendo che Cinzia Pinna si fosse sentita male e che lui l’avesse trovata già in un lago di sangue. Poi è crollato:

«L’ho uccisa io»,

ha ammesso, accennando a una presunta difesa da un’aggressione, tesi ritenuta poco credibile (Cinzia era disarmata).

Ha quindi indicato il luogo del cadavere, nascosto tra una radura e una roccia nella sua azienda agricola.

Chi era Cinzia Pinna

Amici e conoscenti la ricordano come una “ragazza solare e disponibile”. Dopo una stagione di lavoro a Palau, a fine settembre sarebbe dovuta tornare a Castelsardo. Sul suo passato restano alcune ombre: procedimenti penali in corso e un recente obbligo di braccialetto elettronico. Ma per chi le era vicino era soprattutto una giovane che cercava di ricostruirsi una vita.

Cosa succede ora

Emanuele Ragnedda è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. L’avvocato difensore, Luca Montella, ha dichiarato che il suo assistito “si è messo totalmente a disposizione dell’autorità giudiziaria” e che “è pentito”.

Le indagini proseguono per chiarire il movente del femminicidio.

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