Ci sarebbero nuove informazioni sulle ricerche che Alessandro Impagnatiello, che il 27 maggio 2023 aveva assassinato la compagna incinta Giulia Tramontano, avrebbe effettuato su internet nei mesi precedenti al femminicidio.

In base a quanto emerge da nuove ricerche delle autorità di Milano sulle copie forensi dei dispositivi di Impagnatiello da portare a processo, pare infatti che l’uomo avrebbe cercato informazioni su come sopprimere un feto nei giorni immediatamente successivi alla scoperta della gravidanza da parte della vittima.

Sarebbero almeno otto le ricerche, effettuate con parole come “avvelenare feto”, “uccidere feto” e “veleno per topi incinta”. Più precisamente, Impagnatiello cercò “veleno topi” e “veleno topi gravidanza” associato a nomi di marchi tra il 12 e il 14 dicembre 2022. Poi un’altra ricerca, “ammoniaca feto”, non datata.

Già il 9 dicembre la vittima aveva scritto alla madre, Loredana Femiano: “L’acqua che abbiamo preso puzza terribilmente di ammoniaca. Te ne accorgi solo se bevi dalla bottiglia, l’ho buttata e l’ho tagliata per sentire meglio e puzza tantissimo”, riporta SkyTg 24.

Ma già nel mese di agosto 2023 erano emersi indizi su un probabile avvelenamento della vittima: in base ai referti depositati alla Procura di Milano era stata infatti rilevata la presenza di veleno per topi, precisamente bromadiolone, sia nel sangue della donna sia nel feto. Pare poi che, nel mese di gennaio 2023, l’uomo avesse effettuato ricerche come: “Quanto veleno è necessario per uccidere una persona?”.

Giulia Tramontano è stata uccisa con 37 coltellate al settimo mese di gravidanza: dopo il femminicidio, l’uomo aveva cercato di bruciare il cadavere senza successo. Nelle ore precedenti, la giovane aveva incontrato la donna con la quale Impagnatiello aveva una relazione parallela.

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