Femminicidio Giulia Tramontano: l'orrore della stampa che titola sulle lacrime dell'assassino a processo

Dopo l’inizio del processo per il femminicidio della 29enne da parte del compagno Alessandro Impagnatiello, parte della stampa si è focalizzata sulle lacrime dell’omicida al processo: ecco perché questa cosa è un problema.

Ha avuto inizio il processo per il femminicidio di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello il 27 maggio 2023 nella sua casa di Senago, in provincia di Milano, mentre era incinta di sette mesi.

Il 30enne accusato di omicidio è arrivato nell’aula della Corte di Assise d’Appello di Milano dalla quale oggi, 18 gennaio 2024, gran parte dei cronisti è rimasta fuori. Ad attenderlo, tutta la famiglia Tramontano: il padre Franco, la madre Loredana Femiano, il fratello Mario e la sorella Chiara.

In attesa della decisione definitiva dei giudici togati Antonella Bertoja e Sofia Fioretta sulla possibilità di ammettere fotografi e tv in aula, sono già in molti i cronisti che hanno posto l’accento sulle lacrime dell’assassino. Seduto nella gabbia dell’aula, Impagnatiello avrebbe infatti pianto qualche lacrima: dettaglio ripreso ed enfatizzato da molte testate nostrane, le quali hanno titolato i propri pezzi con frasi come: “Impagnatiello piange al processo”, “Impagnatiello piange in aula”, “Imputato in lacrime”.

Una tendenza spia di come la violenza di genere è raccontata nel nostro Paese, nel quale chi commette un femminicidio è fondamentalmente una persona buona, spesso vittima di un raptus del quale, poi, sicuramente si pentirà una volta tornato in sé. Il diritto di cronaca è sicuramente sacrosanto, ma, come fatto notare dalla pedagogista Alessia Dulbecco in un post Instagram sulla questione, i dettagli a cui decidiamo di dare risalto possono contribuire a cambiare la narrazione di quello che vogliamo riportare.

Non confondiamo il piano della vittima e quello del carnefice (sì, anche loro piangono – è legittimo – ma magari non presentiamoli come martiri)”, osserva la dottoressa. “Cosa vogliamo veicolare descrivendo l’imputato in questo modo? A quali tratti del soggetto coinvolto diamo maggiore risalto? Quali invece omettiamo dal discorso?”.

Nel frattempo, la famiglia chiede che sia fatta giustizia: “Non ci fermeremo davanti a niente e nessuno, finché non avremo giustizia”, ha detto Franco Tramontano prima di entrare in aula, come riportato dal Corriere della Sera. “Auspichiamo che la condotta sia sanzionata come merita”, ha detto invece il legale di parte civile Giovanni Cacciapuoti.

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