La storia di Filippo Addamo, che uccise la madre Rosa Montalto

La vicenda del giovane, tornato in libertà nel 2020 dopo 17 anni di carcere, è stata raccontata nella prima puntata di Che fine ha fatto Baby Jane?, il nuovo programma di Franca Leosini, andato in onda su RaiTre il 4 novembre.

Come si vive dopo aver scontato una pena per omicidio? A raccontarlo è stata la nota conduttrice Franca Leosini, che il 4 novembre è tornata su RaiTre in prima serata con il suo nuovo programma Che fine ha fatto Baby Jane?, sorta di sequel in due puntate del seguitissimo Storie Maledette, in cui la giornalista incontra ex detenuti, da lei già intervistati anni prima, che hanno scontato una pena per omicidio.

Protagonista della prima puntata è stato Filippo Addamo, che nel 2000 uccise sua madre, Rosa Montalto, con un colpo di pistola alla nuca. Ricostruiamo la sua storia. Nel 2000 Rosa Montalto, catanese, si era separata dal marito e aveva deciso di andare a vivere in un’altra casa, portando con sé tre dei suoi quattro figli. Rosa si era dedicata tutta la vita alla sua famiglia: sposa a soli quindici anni era diventata nonna a trentacinque.

Libera da una vita che non sentiva più sua, la donna aveva cominciato a lavorare come addetta alle pulizie per una cooperativa per mantenersi autonomamente. Aveva anche iniziato ad uscire di più, ad avere qualche relazione, tra il biasimo della famiglia e del vicinato che l’accusavano di essere una donna disonorata dopo la decisione di vivere nuove storie d’amore.

Lacerato dalla gelosia malata nei confronti della madre e sentendosi responsabile della fine del matrimonio tra i propri genitori, Filippo, che all’epoca aveva vent’anni, decise di spaventare Rosa, minacciandola con una pistola giocattolo modificata in una 7,65 carica. Agli inquirenti disse che voleva solo farle capire che stava sbagliando.

Ma quella mattina, dopo aver costretto sua madre a salire in macchina e averle mostrato la pistola chiedendole di “rinsavire“, partì un colpo, che centrò in pieno Rosa sulla nuca. Il giovane, interrogato dagli inquirenti poco dopo, confessò l’omicidio e fu condannato a scontare 17 anni di carcere. “Sono stato io, ero geloso”, ammise. Nel 2019 è tornato in libertà.

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