“Uomini, ribellatevi”. Lo grida forte e chiaro, Fiorella Mannoia, o meglio lo scrive, in un tweet per la precisione, ma la volontà è esattamente quella: far aprire gli occhi non solo alle donne, rispetto al linguaggio usato per giustificare la violenza di genere, ma soprattutto a quella controparte maschile che troppo spesso sta in silenzio, accettando di essere dipinta come esseri spinti esclusivamente da istinti primordiali e incapaci di contenersi.

Se ti stuprano forse te la sei cercata, se ti ammazzano forse te la sei cercata. Mi sono rotta le palle di queste frasi. Mi rivolgo agli uomini: ribellatevi a chi vi disegna come dei primati che non riescono a tenere a freno gli istinti, fatelo voi perché NOI SIAMO STANCHE! BASTA!

Parole, quelle di Mannoia, che sembrano quantomai necessarie, se si pensa che, solo qualche ora prima, Barbara Palombelli si era resa artefice di affermazioni davvero sconcertanti, durante una puntata de Lo sportello di Forum, di cui vi abbiamo raccontato qui.

Certo la vittimizzazione secondaria è una delle caratteristiche più forti della cultura dello stupro, e Fiorella invita a un ripensamento del linguaggio, indispensabile per scrollarsi di dosso idee maschiliste e pericolose, che in un certo qual modo “giustificano” la violenza di genere o, quantomeno, la banalizzano. Lo fa, però, rivolgendosi proprio agli uomini, perché, se per una survivor è umiliante sentire o vedere colpevolizzato un proprio atteggiamento, o il proprio modo di essere, neanche per questi ultimi è edificante vedersi considerati esseri guidati solo dagli impulsi, e quindi, di fatto, privi di razionalità.

È esattamente questo il danno provocato dalla rape culture, ed è danno che, come vediamo, va a scapito di entrambi, donne e uomini; così come è indispensabile l’aiuto e la collaborazione di entrambi per dire addio a certi retaggi. E Fiorella Mannoia lo ha capito perfettamente.

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