Colpo di scena durante il processo per diffamazione intentato da Tonino Lamborghini contro Flavia Borzone e la madre Rosalba Colosimo. Le due donne nella giornata di ieri, hanno consegnato nell’aula del tribunale di Bologna i risultati di un test del DNA che confermerebbe che Borzone ed Elettra Lamborghini sono sorelle. L’inizio del procedimento inizia lo scorso autunno, quando l’imprenditore ferrarese ha denunciato madre e figlia per le loro dichiarazioni a Tv e giornali, nelle quali affermavano che l’uomo fosse il padre naturale di Borzone.

Lamborghini, però, aveva deciso di denunciare le due donne portandole di fronte al tribunale penale di via D’Azeglio a Bologna, dove ieri, lunedì 29 gennaio, è avvenuto il colpo di scena. In aula, Sergio Culiersi, Gian Maria Romanello e Carlo Zauli, avvocati di Flavia Borzone e Rosalba Colosimo, hanno presentato gli esiti della comparazione tra il DNA della loro assistita e quello di Elettra Lamborghini, effettuati da un docente dell’Università di Ferrara e “Che provano al 100% che le ragazze sono sorelle”, come si legge su Il Resto del Carlino.

“Non volevo offendere nessuno, solo sapere di chi sono figlia”, ha dichiarato Borzone, chiamata a ricostruire i fatti di fronte al pm e alla giudice Anna Fiocchi. La 35enne, inoltre, ha chiarito di aver rilasciato l’intervista, che poi fece scattare la denuncia, dietro consiglio del suo precedente legale, ora defunto. Dopo la sua testimonianza, gli avvocati hanno presentato la prova genetica, spiegando anche come siano riusciti ad ottenerla, dato che né Tonino Lamborghini, né sua figlia avevano voluto sottoporsi al test del DNA:

Abbiamo ingaggiato quattro investigatori privati per le nostre indagini difensive, e siamo riusciti ad acquisire una cannuccia con la saliva di Elettra, prelevata da un frappé che la cantante aveva bevuto. Sono emersi elementi granitici in quest’udienza, che dimostrano come la nostra assistita ed Elettra Lamborghini siano sorelle. E dunque, figlie dello stesso padre: per noi questo basta a far cadere l’accusa di diffamazione, perché le donne hanno solo detto la verità.

Al termine dell’udienza il giudice ha acquisito la relazione dell’investigatore privato e ha rimandato a marzo il processo. “In questo giudizio era già stato chiesto dalla difesa un esame del Dna, che è stato respinto dal giudice.  – precisa il professor Bernardini, avvocato di Lamborghini – La sede deputata a un simile accertamento è una causa civile. Il punto del processo in atto sono invece le frasi diffamatorie pronunciate nei confronti del mio assistito, dando per scontato che la figlia e l’imputata siano sorelle e trattandolo, per questo, in malo modo”.

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