*** Aggiornamento del 2 novembre 2021 ***

L8 settembre è iniziato il maxi processo contro i terroristi che il 13 novembre 2015 uccisero 130 persone negli attentati di Parigi. In aula, il 15, anche l’unico sopravvissuto, Salah Abdeslam, che ha rivendicato la sua adesione all’Isis.

Gli aerei francesi che bombardano lo Stato islamico non fanno distinzione fra uomini, donne e bambini – sono state le sue parole di fronte al giudice – Abbiamo voluto far subire alla Francia lo stesso dolore che noi subiamo.

François Hollande ha detto che noi abbiamo combattuto la Francia a causa dei suoi valori, ma è una menzogna. So che le mie frasi possono scioccare, soprattutto delle anime sensibili. Ma il mio scopo non è rigirare il coltello nella piaga. Il minimo che si possa dire alle vittime è la verità. Quando François Hollande prese la decisione di attaccare lo Stato islamico sapeva che la sua decisione comportava dei rischi. Sapeva che prendendo quella decisione, dei francesi sarebbero morti.

Il processo dovrebbe durare circa 9 mesi, ma intanto si celebra il sesto anniversario della strage in cui morì anche l’italiana Valeria Solesin.

*** Articolo originale ***

Il 13 novembre 2015 il mondo ripiombava di colpo a quattordici anni prima, quando tutti noi guardavamo con terrore e dolore le immagini delle Twin Towers americane che si sgretolavano, devastate dall’impatto con gli aerei dirottati.

In Francia, a pochi chilometri da noi, quella sera vennero presi d’assalto bar e ristoranti adiacenti lo Stade de France, dove si stava disputando la partita amichevole tra la nazionale transalpina e la Germania – alla presenza, tra gli altri, dell’allora premier Hollande e di Angela Merkel – ma soprattutto il teatro Bataclan, dove si stavano esibendo gli Eagles of Death Metal, compiendo quella che, nel terribile bilancio dell’evento, fu la carneficina più pesante, con 90 vittime, fra cui l’italiana Valeria Solesin.

Che cosa è rimasto, oggi, cinque anni dopo quella strage che venne, non a caso, ribattezzata l’11 settembre d’Europa, dei luoghi che furono teatro degli attentati terroristici? Come sappiamo, il 13 novembre fu solo la punta più tremenda dell’iceberg, ma in realtà gli attacchi dell’Isis erano cominciati già nel gennaio di quell’anno, prendendo di mira la redazione di Charlie Hebdo, dove rimasero uccise dodici persone, tra le quali il direttore Stéphane Charbonnier detto Charb, diversi collaboratori storici del periodico e due poliziotti.

Non solo: dopo anni di apparente pace, nel 2020 la Francia si è trovata di nuovo sotto assedio, con altri attacchi ravvicinati a Parigi e a Nizza, rivendicati ancora una volta da cellule del califfato islamico, ma anche Vienna ha vissuto una notte di terrore, a novembre, segno che l’Isis sia, purtroppo, tutt’altro che sconfitto.

Se la paura del terrorismo non è quindi cambiata, altre cose, invece, in questi cinque anni, lo hanno fatto, a partire dal Bataclan, luogo in cui si è consumata la strage più importante il 13 novembre.

Il Bataclan è in vendita

Riaperto ufficialmente quasi 365 giorni esatti dalla strage, ovvero il 12 novembre 2016, il Bataclan ha ospitato l’headliner di Sting in una sala completamente ristrutturata, ma evidentemente questo non è stato sufficiente per spingere il pubblico a tornare al teatro: troppo forte e vivido il ricordo di quanto successo un anno prima. Paura talmente forte che, alla fine, il gruppo proprietario della struttura, Lagardère – che possiede anche il  Casino de Paris e le Folies Bergère, per intenderci – ha deciso di metterlo in vendita, assieme alle altre proprietà, per la cifra di 70 milioni di euro.

Una cifra che, però, secondo gli esperti del settore, difficilmente qualcuno sarà disposto a tirare fuori adesso, con la pandemia globale di Covid che ha ulteriormente reso complicati i tempi.

“Io sono ancora qui, i morti non più”

David Fritz Goeppinger, ragazzo franco-cileno scampato miracolosamente alla strage del Bataclan, dove è stato preso in ostaggio dai tre terroristi penetrati nel teatro, cinque anni dopo ha accettato di affrontare il ricordo doloroso di quella sera, scrivendo anche un libro, Un jour dans notre vite, ovvero “un giorno nella nostra vita”.

Ci sono delle cose nella mia vita – racconta – come il libro, o come il matrimonio, che mi aiutano a scrivere bei ricordi sopra quelli passati. Ma lo stress post-traumatico, posso dire che è qualcosa che non si dimentica facilmente. Cinque anni dopo quello che resta difficile è affrontare la data del 13 novembre e tutto ciò che la circonda, ad esempio le commemorazioni dei defunti. Ho passato due ore e mezzo con i terroristi, e io sono ancora qui, vedo ancora i miei genitori, i miei amici, mentre le vittime non più.

La cicatrice è ancora là.

Non c’è pace in rue Nicolas Appert

Oggi la redazione del famoso giornale satirico Charlie Hebdo non è più in rue Nicolas Appert, ma quella strada, nel settembre 2020, è stata ancora una volta teatro di un atto sanguinoso, quando un diciottenne pachistano armato di un machete, con un complice, ha ferito quattro persone, fra cui due dipendenti dell’agenzia Première Ligne, che nel 2015 fu tra le prime a battere la notizia dell’attentato a Charlie.

L’attentato di Parigi non è stata, comunque, la sola pagina nera vissuta dall’Europa a causa del terrorismo; ancora la Francia è stata al centro degli attacchi nel 2016, con l’attentato sulla promenade di Nizza che costò la vita a 87 persone, e, più recentemente, con il professore decapitato alla periferia della capitale e le uccisioni alla chiesa di Notre Dame, ancora Nizza, mentre nel resto del continente a vivere momenti di terrore sono stati Berlino, nel 2016, e Vienna, nel novembre del 2020. La lotta al terrorismo, purtroppo, sembra essere ancora lunga.

6 anni dopo la strage di Parigi e del Bataclan
Fonte: web
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