Assa Traoré, una sorella in lotta. Come Ilaria Cucchi
La storia di Assa Traoré, sorella di Adama Traoré, il giovane francese morto a 24 anni in circostanze ancora non chiarite mentre si trovava in arresto
La storia di Assa Traoré, sorella di Adama Traoré, il giovane francese morto a 24 anni in circostanze ancora non chiarite mentre si trovava in arresto
Il 19 luglio 2016, il 24enne francese Adama Traoré è morto per asfissia nel cortile della gendarmeria di Persan, nella Val-d’Oise, mentre si trovava in stato di arresto. Da quel momento la sua famiglia, trascinata dalla forza e dalla determinazione della sorella Assa Traoré, ha fondato il collettivo Vérité pour Adama con lo scopo di scoprire non solo la verità riguardo alla morte del giovane, ma per alzare il velo sulle violenze della polizia francese.
La lotta di Assa Traoré per la ricerca della verità ricorda quella di Ilaria Cucchi, un’altra sorella che ha combattuto a lungo fino ad arrivare alla verità per il fratello Stefano Cucchi. Entrambe hanno dovuto fare i conti con meccanismi ardui da scardinare e con un’opinione pubblica che spesso ha remato contro di loro. Non chiamatele eroine: se la giustizia avesse compiuto subito il suo dovere, si sarebbero risparmiate anni di dolore, fatica e insulti.
Entrambe sorelle maggiori, sono vittime, proprio come lo sono stati i loro amati fratelli minori Adama e Stefano, tutti e due sicuramente imperfetti e in lotta con i loro demoni personali, ma non meritevoli di una morte così violenta e ingiusta. Sono vittime di Stati che non sempre riescono a far rispettare le regole che essi stessi hanno imposto.
In un’intervista di qualche tempo fa a Le Parisien, Assa Traoré ha pronunciato parole dure, simili a quelle che in Italia avevamo già sentito ripetere senza sosta da Ilaria Cucchi.
Siamo in un sistema che protegge le forze dell’ordine. È una macchina da guerra. […] In tutti i casi di violenza da parte della polizia, si verifica sempre lo stesso schema: la vittima diventa il colpevole e viceversa. Le perizie scagionano sistematicamente la polizia. Nel caso di Adama siamo alla quinta perizia e siamo già riusciti a escludere tre malattie. Se non avessimo combattuto, mio fratello sarebbe ufficialmente morto per cause cardiache e per una grave infezione.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la storia di Assa Traoré…
Con diversi precedenti e arresti alle spalle per piccoli reati, il 19 luglio 2016 verso le 17, Adama Traoré e suo fratello Bagui vengono fermati a Beaumont-sur-Oise da tre gendarmi in borghese. Adama scappa, secondo la famiglia perché senza documenti in regola e secondo i gendarmi perché in possesso di cannabis, come ricorda un articolo di Libération. Rincorso da due gendarmi, viene ammanettato: da quel momento le versioni di quanto accaduto si fanno ancora più contrastanti. In tre lo spingono a terra a pancia in giù, in una posizione che gli impedisce di respirare correttamente. Viene poi fatto entrare nella vettura dei gendarmi e nel breve tragitto mostra già segnali preoccupanti. Tre quarti d’ora dopo arrivano i vigili del fuoco nella stazione dalla gendarmerie e, a loro volta, decidono di chiamare un’ambulanza. Dopo un’ora di tentativi di rianimazione, alle 19 e 5 minuti Adama viene dichiarato morto.
La morte di Adama viene comunicata alla sua famiglia solo alle 23 dello stesso giorno. L’autopsia di Adama Traoré viene eseguita il giorno dopo la morte, ma ne segue un’altra il 28 luglio seguente: il giovane sarà infine sepolto il 7 agosto 2016 in Mali nel cimitero di Kalabankoro, non lontano da Bamako, da dove proveniva sua madre (nella foto). Con l’ultimo saluto ad Adama inizia però una lunga battaglia legale per scoprire la verità su quanto accaduto: inizialmente le perizie parlano di problemi cardiaci congeniti, ma con il tempo si stabilisce che il ragazzo è invece morto per asfissia.
Nata nel 1985, insegnante e sorella maggiore di Adama, Assa Traoré è la più tenace nella lotta per la verità. Madre di tre figli, diventa portavoce di una famiglia “numerosa e affiatata”, composta da diciassette fratelli e sorelle, da quattro madri diverse, come ricorda L’Obs. Il padre Mara-Siré, nato in Mali e poligamo, è morto nell’agosto 1999 in seguito a un cancro ai polmoni, non prima di dare un’ultima raccomandazione ai figli: “Se un giorno dovesse capitare qualcosa di brutto a uno di voi, fate affidamento ai vostri fratelli”.
Assa Traoré porta avanti in prima linea la battaglia per scoprire la verità sulla morte di suo fratello, ma anche per garantire un sistema giudiziario giusto per gli abitanti arabi e neri dei quartieri popolari francesi. Nasce così il Comité vérité et justice pour Adama: un anno dopo, nel 2017, motiva il suo impegno contro la violenza della polizia in Lettre à Adama, un libro scritto insieme alla giornalista e amica Elsa Vigoureux. Nel frattempo le vicende giudiziarie proseguono, tra colpi di scena e nuove rivelazioni: a oggi ancora non si sono concluse, ma grazie alla sensibilizzazione del comitato sono stati fatti grandi passi in avanti.
Più andiamo avanti, più siamo forti e potenti. Oggi la t-shirt di Adama è indossata in tutto il mondo. Ci sono comitati per Adama in Kenya, Canada, Mali… La nostra lotta è universale. Denuncia la repressione poliziesca subita dai giovani di colore nei quartieri popolari. Il caso di Adama ha smascherato un sistema repressivo, autoritario e violento che si basa su una giustizia a due livelli… Noi sosteniamo che un paese senza giustizia è un paese che incita la rivolta. Le autorità devono sentirlo. Mettono in pericolo il nostro Paese e i suoi cittadini. Dividono la nostra gente.
Cosa ne pensi?