Bullismo, altre due bambine suicide a 10 e 13 anni: "Scusa mamma perché mi troverai così"

Bullismo, altre due bambine suicide a 10 e 13 anni: "Scusa mamma perché mi troverai così"
twitter/cbs
Foto 1 di 10
Ingrandisci

Una aveva 13 anni, l’altra appena 10.

Ogni volta che parliamo di bullismo è una ferita che si riapre nel nostro cuore, soprattutto quando gli episodi di scherno, di derisione e di umiliazione sui più giovani sfociano in tragedia, come in questi due casi.

Ashawnty e Rosalie, sono i loro nomi, i nomi delle ultime due vittime di una piaga che sembra inarrestabile e che, come un’epidemia, si allarga a macchia d’olio proprio fra chi dovrebbe darci speranza e fiducia per il futuro, i più giovani, e invece riserva questo: due bambine – perché di questo si tratta – che preferiscono togliersi la vita piuttosto che continuare a sopportare il peso delle risate, delle offese, delle vessazioni.

Dire “il bullismo è sempre esistito” non è solo un modo per minimizzare il problema, ma un vero e proprio atto di cecità verso un’aberrazione della nostra società nel suo complesso, sintomatica di un malessere generale, di una carenza e di una precarietà disarmanti di valori, che investono proprio coloro da cui, invece, ci si dovrebbe augurare di ripartire per costruire un avvenire migliore. Sì, il bullismo è sempre esistito, ma mai come oggi ha assunto forme sempre più pericolose e subdole, trovando spesso terreno fertile per crescere proprio in quelle istituzioni dove invece i nostri ragazzi dovrebbero sentirsi al sicuro, le scuole, e la connivenza, seppur involontaria, di quei social network che, se tanto hanno contribuito a migliorare la comunicazione su larga scala, altrettanto hanno tolto alle relazioni sociali. Siamo finiti con l’essere catapultati, tutti, in un universo virtuale dove sei popolare se hai molti amici, molti like, molti commenti, e dove, soprattutto, è facile azionare la macchina del fango rivolta contro la vittima predestinata, attraverso il passaparola, i profili fake, gli haters. Si chiama cyberbullismo, ed è quello che ha portato Ashawnty Davis a togliersi la vita, impiccandosi nella sua casa in Colorado, a soli 10 anni.

La stessa fine che ha scelto per sé Rosalie Avila, che aveva tre anni più di Ashawnty ed era perseguitata da chi, a scuola, la faceva sentire “brutta e perdente”. Due vite diverse, tragicamente unite dalla fragilità delle loro anime, delle loro età, incapaci di scrollarsi di dosso il peso dei giudizi, delle critiche, della cattiveria, di infischiarsene delle battute e delle prese in giro e di andare avanti. Solo chi ci è passato sa quanto non sia facile riuscirci, soprattutto quando ti stai appena affacciando al mondo dell’adolescenza e sei la peggior critica di te stessa, quando ogni parola cattiva che gli altri ti dicono è un inesorabile affossamento, una ferita che lentamente si fa sempre più scura e profonda, fino a toglierti tutto. Autostima, fiducia, ottimismo… vita.

Alla fine, tutto questo ha sopraffatto Ashawnty e Rosalie, entrambe vittime dell’ignoranza, della mancanza di educazione, dello smarrimento totale del senso del rispetto, della cattiveria, forse persino della negligenza, di chi poteva e doveva vigilare.

Le loro storie sono raccolte in questa gallery.