Fausto Leali al GF: come mostrarti per quel che sei e rovinarti una carriera
Fausto Leali al Grande Fratello Vip tra battute infelici su Mussolini e sul "n***o che è una razza", e il rischio di rovinare una carriera bellissima.
Fausto Leali al Grande Fratello Vip tra battute infelici su Mussolini e sul "n***o che è una razza", e il rischio di rovinare una carriera bellissima.
I reality show sono, per molti vip, un’opportunità per rilanciare una carriera in fase calante, ma possono anche rivelarsi una pericolosissima arma a doppio taglio.
Lo sanno bene i tanti che, per qualche scivolone di troppo detto in diretta tv, sotto l’occhio attento e onnipresente della telecamera – ma chi partecipa a questo genere di show non dovrebbe mai dimenticare che questa è la prima, e più fondamentale regola – si sono visti cacciare dal programma: pensiamo ai vari Marco Predolin o Gianluca Impastato, buttati fuori dal Grande Fratello Vip per una bestemmia, o a Clemente Russo, eliminato dallo stesso reality per una frase sulle donne che definire infelice non rende bene l’idea, neppure con le attenuanti del “mi ero dimenticato della telecamera, era come se stessi chiacchierando al bar con gli amici”.
La stessa sorte è toccata Fausto Leali, cantante amatissimo, autore di pezzi tra i più belli della musica italiana, che al GF Vip stagione 2020 ha donato un’immagine davvero poco edificante di sé, con frasi terribili e che non sono ovviamente passate inosservate ai tanti che commentano lo show sui social.
Il cantante bresciano è partito, pochi giorni dopo l’entrata nella casa, con un’improvvisa oratoria su Mussolini, definito “uno che ha fatto cose buone per l’umanità, le pensioni, le cose… Poi è andato con Hitler”, dimostrando un’ignoranza abissale della nostra Storia e del ventennio fascista.
A quelle affermazioni tutto è taciuto, da parte degli autori del GF, fatta eccezione per un rimprovero, che è sembrato però quasi più un paternale buffetto sulla guancia, di Signorini in puntata: “Mussolini ha fatto anche cose cattive. La politica non deve entrare al Grande Fratello“.
Leali però ha voluto calcare la mano, con una seconda, infausta uscita, stavolta a carattere razziale. Rivolgendosi a Enock Barwuah, fratello di Mario Balotelli e concorrente del reality, ha infatti chiarito che “nero è un colore, n***o una razza”, fra lo sgomento generale, e il “No” sospirato in sottofondo da Tommaso Zorzi, che si copre la faccia con le mani per l’imbarazzo.
“Non dobbiamo passare questi messaggi”, chiede giustamente Enock, e Leali approva, “Assolutamente”, poi tenta di avventurarsi nell’abusata tesi per cui sono i bianchi a essere “di colore”, perché cambiano colore, appunto, e infine chiude, in un tentativo di stemperare gli animi, chiedendo “Ma allora devo cancellare la mia canzone Angeli negri? L’hanno scritta così 80 anni fa, mica ne ho colpa io!”
Io ho capito – continua allora Enock – ma è una parola che non deve essere detta, sennò la gente pensa che è normale dirla.
Questa seconda battuta non è stata perdonata a Leali neppure dagli autori del reality, che l’hanno squalificato nella diretta di lunedì sera, durante la quale però la parola è stato comunque ripetuta più volte, cosa che non sarebbe mai capitata con una bestemmia, ad esempio, a riprova del fatto che, in fondo, quanto chiesto da Enock non sia stato del tutto compreso.
Tanto che anche i social si sono notevolmente spaccati, tra quanti hanno criticato aspramente Leali e chi, invece, ha parlato del solito “buonismo” tirato fuori all’occasione senza comprendere che il problema non è “non si può più dire niente” (come alcuni hanno sostenuto anche in questa circostanza), ma che le parole spesso vengano dette senza riflettere minimamente sul loro significato o le loro implicazioni.
La questione non è tacciare Leali di essere fascista o razzista, anche se le giustificazione data dopo la prima battuta infelice è sembrata essere piuttosto “vaga”:
Probabile che le cose che io abbia detto sono imprecise […] Io sono sentimentale, ma ho fatto una battuta su Mussolini non perché sia di parte, ma perché non so nemmeno cosa voglia dire. Non so neanche perché, quando sei qui, ti dimentichi che ti ascoltano migliaia di persone, ti senti di parlare con un amico.
Pur concedendo il beneficio del dubbio dell’essersi “espresso male”, o anche della mancanza della cultura necessaria per avere la giusta proprietà di linguaggio, comunque, è abbastanza chiaro che quello passato in diretta nazionale non abbia contribuito a dare un’immagine gratificante del cantante.
E allora si torna a interrogarsi, inevitabilmente, sull’utilità di questi reality, che ogni anno finiscono col mettere sul piatto esempi tremendi (vedasi anche l’uscita di Ivan Cattaneo sullo stupro della scorsa edizione), o sui diversi metri di paragone usati per decretare l’uscita dal gioco dei concorrenti: si va fuori per una bestemmia, che lede la moralità e la fede dei credenti, ma non per una frase sul fascismo che lede invece la memoria storica del nostro Paese, che sull’antifascismo ha costruito le basi per risorgere dalle ceneri di un incendio, innescato dal fascismo stesso e che lede la sensibilità di tutti coloro che dal pensiero fascista sono e sono stati discriminati, emarginati, bullizzati e uccisi.
La realtà è che, purtroppo, vip o no, tutti i format di questo tipo mettono a nudo vizi, opinioni, credenze, tanto da finire con l’essere lo specchio della società intera; quella che ancora trova normale pensare che dire n***o equivalga al riferirsi a una razza (dimenticando che non siamo setter, San Bernardo o carlini), ad esempio.
Il rischio più concreto, per Leali, non è quello di essere ricordato come un concorrente essere eliminato “con disonore” da uno show; è quello di vedere offuscata una carriera di successi per una figura (anzi, due) davvero molto, molto magra.
Sfogliate la gallery per scoprire qualcosa in più su Fausto Leali.
Sul finire degli anni Sessanta di botto diventai famosissimo – ha detto in un’intervista – anche se non sapevo cosa mi stava succedendo, non mi montavo la testa e mi comportavo come se fossi ancora il garzone del salumiere. Coi primi soldi veri, per dirle, mi sono comprato casa.
A Vanity Fair Leali, nel 2016, raccontò uno dei momenti più belli della sua carriera:
La prima volta che, nell’agosto del ‘64, abbiamo suonato tutto il mese a La Bussola e solo l’anno prima eravamo a suonare a Viareggio, in una spiaggia in cui alla sera si faceva musica. Uno dei ragazzi me lo disse, quando suoneremo lì potremo essere considerati grandi. Eravamo in quel locale l’anno dopo. È stata anche la prima volta che è venuto Ray Charles in Italia. Era il mio idolo, avevo un grande timore nei suoi confronti. Ho questa foto ‘rubata’ con lui dove si vede che sono in imbarazzo. E poi invece nel ‘95 abbiamo cantato insieme. Anche quello lo terrei come momento da cardiopalma
Fausto Leali ha cominciato la sua carriera appena quattordicenne, suonando con l’orchestra Max Corradini, mentre a sedici entra nell’orchestra del fisarmonicista jazz Wolmer Beltrami.
Il grande successo arriva nel 1967 con A chi, rifacimento italiano di Hurt, di Roy Hamilton.
Da lì, negli anni, si susseguono Deborah (che è anche il nome di sua figlia), Angeli negri, Io amo.
Leali ha partecipato per ben 13 volte al Festival di Sanremo, vincendo solo in un’occasione, nel 1989, in coppia con Anna Oxa con il brano Ti lascerò.
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