Lui è Muhammad Najem ha 15 anni e vive a Ghouta, un sobborgo di Damasco in mano ai ribelli anti Assad in Siria. Il ragazzo documenta con video e selfie il massacri di civili causati dalla guerra. Le bombe hanno distrutto le strade dove giocava a calcio con i suoi amici, hanno raso al suolo le scuole, le case, gli ospedali e lui racconta tutto attraverso i social con video di un moderno reporter di guerra.
Muhammad ha lanciato su twitter l’hashtag #SaveGhouta per chiedere al mondo di salvare un paese martoriato dalla guerra e dopo l’attacco con le armi chimiche ha chiesto un gesto simbolico a tutti gli utenti della rete: un selfie con una mano che copra bocca e naso “contro l’uso dei gas come arma mortale”.
Molti sono gli artisti ma anche i semplici utenti che hanno aderito alla campagna tra cui Roberto Saviano che pubblicando il selfie nei suoi social ha scritto:
La popolazione siriana è vittima di eserciti che combattono una guerra con metodi criminali: i soldati di Assad, le forze jihadiste, l’esercito di Erdoğan e l’aviazione russa commettono atrocità che non risparmiano i civili. Nonostante continui a negare e accusare la stampa e gli attivisti di manipolare le informazioni, Assad sta usando armi chimiche sulla popolazione. Gas che uccide lasciando soffocare le persone nella propria saliva. A morire sono soprattutto bambini. Le armi chimiche sono vietate da quasi cento anni, ma nella guerra civile siriana continuano ad essere utilizzate. Muhammad Najem è un ragazzo siriano di 15 anni che sta raccontando la guerra e denunciando la morte di migliaia di bambini per soffocamento da gas. Fotografarsi coprendosi bocca e naso con la mano è solo un gesto simbolico, ma può essere utile per diffondere la consapevolezza di questo crimine. Invito tutti a fotografarsi così contro l’uso dei gas come arma mortale.
Sfoglia la gallery e scopri le foto e le denunce fatte nei social da Muhammad.
Un selfie per denunciare un crimine
"Vi racconterò tutto quello che combina il regime di Bashar-al-Assad a Ghouta Est”
Questo il manifesto di Muhammad che continua a vivere nel sobborgo di Damasco ed ultima roccaforte dei ribelli siriani nella capitale. Da qui racconta quello succede, quello che vive e quello che vede.
Pubblica le immagini dei bambini morti per l'attacco con armi chimiche
Centinaia di vittime a causa dell’attacco con gas mortale del 7 aprile, Muhammad scrive: “mille feriti e segnalazioni di dozzine di martiri soffocanti nelle cantine”.
Tante le immagini crude e forti che si possono trovare nei suoi profili social che vi invitiamo a visitare.
"Ieri stavamo giocando insieme nel rifugio sotterraneo. Oggi il mio amico e la sua famiglia sono stati uccisi"
Mostra la scuola distrutta, quello che resta della sua casa, aggiorna il bilancio dei morti e dei feriti:
Ieri stavamo giocando insieme nel rifugio sotterraneo. Oggi il mio amico e la sua famiglia sono stati uccisi da un aereo da caccia che ha messo fine alla sua vita. Lui e la sua famiglia non potevano sopravvivere sotto le macerie del palazzo di quattro piani vicino a casa mia.
Racconta la vita sotto assedio, sotto i bombardamenti giornalieri.
I messaggi che lancia contro il regime sono un grido verso la comunità internazionale: “Sappiamo che oramai vi siete stancati delle nostre immagini piene di sangue. Ma noi continueremo a richiamare la vostra attenzione su quello che fanno Assad, Putin e Khamenei. Salvateci prima che sia troppo tardi. Che mondo è, un mondo in cui si può viaggiare su Marte ma non fermare le guerre?”
Si fotografa con le bombe chimiche lanciate da Assad
A corredo della foto la denuncia contro Al Assad ma anche contro Putin:
Queste sono alcune delle bombe a grappolo che sono scese dai razzi lanciati da Bashar al-Assad e Putin su bambini e civili all’interno dell’assedio di Est Gauta. Qui vengono usate la maggior parte delle armi, tra cui napalm, barili esplosivi e molti altre armi chimiche.
Suo padre è morto in battaglia, compie un viaggio pericoloso per visitare la tomba
Anche il papà di Muhammad è morto, a Idlib, un’altra città siriana vittima dei feroci attacchi di Assad.
La paura degli spostamenti
La strada da Gupta a Idlib era così problematica, avevo tanta paura quando ho attraversato il punto di controllo della polizia russa. Per tutto il viaggio siamo stati scortati da un elicottero russo.
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