Due gemelle, eterozigote, a cui il National Geographic ha deciso di dedicare una copertina. Cos’hanno di eccezionale Millie e Marcia Biggs, nate nell’estate del 2006 a Birmingham, in Inghilterra?

Beh, la loro particolarità è evidente e salta subito agli occhi: Millie è scura di pelle, Marcia chiarissima. La prima ha preso i tratti del papà, di origine giamaicana, con ricci neri e fitti,  l’altra i connotati tipici degli abitanti del Regno Unito della mamma, inglese da generazioni, con capelli biondi e occhi azzurri.

Un caso estremamente particolare, e raro, ma non unico al mondo. Marcia e Millie, infatti, non sono le prime gemelle eterozigote ad essere nate con due colori di pelle diversi. E, in effetti, il National Geograpich non ha scelto di parlare delle due bambine, che oggi hanno undici anni, per raccontare dell’eccezionalità della loro storia, ma per approfondire un dibattito che, in ambito scientifico, si protrae ormai da decenni, e su cui, nel tempo, si sono scontrate diverse posizioni. La prestigiosa rivista fondata a Washington nel 1888 ha infatti pubblicato una vera e propria “race issue”, una “questione sulla razza”, per discutere soprattutto il modo in cui ancora oggi si affronta la questione, sia da un punto di vista scientifico, che da quello sociale.
Come ormai ampiamente dimostrato dagli studi, la razza non esiste, poiché, come spiegato dalla genetista Alicia Martin, secondo le parole riportate da rivistastudio.com, “Il colore della pelle geneticamente non è un tratto binario, ma quantitativo“. Vale a dire che esiste uno spettro di pigmentazione, in cui tutti ci troviamo a un certo punto. Per questo, nell’introduzione dell’articolo del National, si legge che la genetica abbia mostrato come la razza sia puramente un’invenzione umana. Spesso usata per fomentare odio, discriminazioni di genere e per “giustificare” le supposte teorie di dominanza di un popolo sull’altro, perciò più a uso dell’avidità umana che non fondata su un anche solo elementare assunto scientifico.

Del resto, l’idea stessa della “razza” risale alla prima metà del XIX secolo, soprattutto a opera di Samuel Morton, il quale riteneva che le persone potessero essere divise in cinque razze, e che queste rappresentassero atti di creazione separati. Le razze avevano caratteri distinti, che corrispondevano al loro posto in una gerarchia divinamente determinata. Basandosi sugli studi di diversi crani appartenuti a persone abitanti in aree differenti del mondo, Morton aveva affermato che i bianchi, o “caucasici”, fossero i più intelligenti delle razze. Gli asiatici, come cita il National Geographic in un articolo dedicato a confutare le teorie di Morton, sarebbero “sebbene geniali e “suscettibili di coltivazione, un passo indietro“. Naturalmente i neri, o “etiopi”, come lui li definì, erano in fondo alla classifica. Inutile dire che, nei decenni precedenti la guerra civile americana, le idee di Morton furono fatte proprie dagli schiavisti e dai difensori della tratta umana. A “discolpa” di Morton non c’è però solo l’arretratezza culturale e di pensiero come basi fondanti di questo assurdo pregiudizio, ma soprattutto un certo fervore religioso.
Oggi Morton è unanimemente conosciuto come il padre del razzismo scientifico e, come purtroppo possiamo notare spesso, le distinzioni razziste continuano a plasmare la nostra politica, i nostri quartieri, il nostro senso di noi stessi e il modo in cui ci rapportiamo agli altri.

Forse non basteranno le foto di Millie e Marcia per porre un freno definitivo all’idea di “razza”, ma certo il fascino dei loro volti così particolari e differenti è unico, così come quello delle altre coppie di gemelle “diverse”, che abbiamo raccolto nella gallery.

La copertina del National Geographic: ci sono due gemelle, una bianca e l’altra nera
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