Sarete sicuramente inciampati nella polemica nata attorno a un personaggio televisivo pesantemente criticato per l’abitudine a non pettinarsi e non cambiarsi d’abito.

La descrizione parrebbe quella di Mauro Corona, l’eremita più presenzialista che ci sia, invece si parla di Giovanna Botteri, giornalista e corrispondente Rai in prima linea da trent’anni nel raccontare il rovesciamento degli ordini mondiali – dal crollo dell’Unione Sovietica alla guerra in Bosnia, dalla guerra del Golfo a Wuhan -, divenuta oggetto di sarcasmo per l’abitudine ad apparire in video indossando una semplice maglietta nera, senza trucco né messa in piega.

A ironizzare sul suo aspetto un’altra donna, e non una qualunque: Michelle Hunziker, fondatrice, assieme a Giulia Bongiorno, di una Onlus a difesa delle donne vittime di violenza e promotrice di un femminismo da Instagram costantemente smentito da scelte professionali incoerenti e decisioni discutibili (ricordate il tentativo di introdurre una legge contro Sindrome da Alienazione Parentale, dinamica psicologica ritenuta priva di fondamento scientifico ma, nei fatti, strumento di ricatto verso le madri affidatarie?)

Alla derisione dell’aspetto di Giovanna Botteri è poi seguito un maldestro tentativo di far passare le allusioni sull’igiene personale della giornalista per apprezzamento, grazie a una improvvida dichiarazione di Gerry Scotti che si è affrettato a sostenere di preferire la sostanza e all’apparenza e confermando così l’intento denigratorio dell’operazione.

Le reazioni del pubblico hanno costretto la Hunziker a ulteriori chiarimenti: “Fake news, non avete capito niente: noi la Botteri la stavamo difendendo!” ha dichiarato dal suo account Instagram, glissando sul fatto che il servizio fosse inserito nella rubrica “Nuovi mostri”. Insomma, non body shaming ma body sceming.

E mentre la vicenda si arricchisce quotidianamente di capitoli che danno nuovi significati al concetto di “tv spazzatura” (l’ultimo e più grave: minacce di morte alla Hunziker), l’intervento della stessa Botteri ha permesso di dare dignità e spessore alla querelle.

“Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste hanno, quelle televisive soprattutto.

Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo.
Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere.
Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi.
Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio.
E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono. Perché è l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista.”

ha scritto la giornalista alle colleghe dell’associazione GiULia in un post divenuto virale.

E a giudicare dalle reazioni scomposte di conduttori e spettatori forse sarebbe davvero il caso di farla, questa discussione, anche se non si è giornaliste televisive e le sole cose che sentiamo di avere in comune con la Botteri sono la difficoltà a mantenere lo standard di gradevolezza estetica richiesto e una certa refrattarietà a farlo.

Perché va detto: il paradosso di noi donne dell’età di mezzo è che quanto più avremmo bisogno di migliorare il nostro aspetto, meno abbiamo voglia di farlo. Per una serie di motivi.
Perché a un certo punto il rossetto si insinua tra le rughe verticale e l’ombretto increspa le palpebre, e anziché somigliare alla versione migliore di noi stesse si diventa signore col make up sbagliato.

Perché quando l’età avanza e i lineamenti cedono si diventa indulgenti verso i propri difetti e si passa dal cercare di essere perfette al sentirsi a posto.
Perché un viso struccato si armonizza meglio col decadimento generale del corpo.
Perché un buon contouring non ci ha mai preservato dalle insicurezze, mentre il menefreghismo che deriva dall’esperienza, sì.
Perché comunque si diventa invisibili agli uomini, mentre noi vediamo benissimo le loro pance.

Perché ci convinciamo che sia sufficiente stendere un correttore per essere in ordine.
Perché abbiamo imparato a non confondere il sacrosanto diritto di ognuna di presentarsi in pubblico senza trucco con la dabbenaggine, e se ne abbiamo voglia ci apparecchiamo che neanche Moira Orfei.
Perché si coltiva la vecchiezza come bene-rifugio per difendersi da quegli uomini che inseguono la giovinezza a ogni costo, propria o altrui.

Oppure, come ha spiegato Giovanna Botteri, semplicemente perché le cose da fare sono tante e proprio non se ne ha tempo. O voglia, come accade a Sharon Stone che pubblica dirette Instagram struccata e con la ricrescita, rimanendo ostinatamente bellissima.

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