Le mestruazioni sono ancora avvolte da tante discriminazioni, sia sociali che economiche, e We World, organizzazione no profit italiana indipendente attiva in 27 Paesi, ha pubblicato un manifesto in 6 punti che mira a combattere ogni tabù legato al ciclo mestruale.

Il manifesto in 6 punti di We World, pubblicato sul sito ufficiale dell’organizzazione, vuole una giustizia mestruale adeguata per tutte le persone con ciclo mestruale, che affrontano problemi che si traducono nella povertà mestruale, ovvero il mancato accesso ai prodotti mestruali (assorbenti, tamponi, coppette, ecc), all’acqua, a spazi e strutture adatte a gestire le mestruazioni, ma anche alla povertà di informazioni e di formazione per quanto riguarda la salute mestruale, e il fatto di non avere la libertà di scegliere per il proprio corpo.

Da sempre, inoltre, We World si impegna per l’abolizione della Tampon Tax in Italia, che dalla Legge di Bilancio 2024 è stata riportata al 10%. “La consideriamo una vera e propria forma di discriminazione che colpisce le persone con un ciclo mestruale; a tutti gli effetti una violazione della giustizia sessuale e riproduttiva”, si legge su We World.

Il manifesto di We World spiega quindi come abbattere la povertà mestruale in 6 punti.

Il primo punto è quello di chiamare le mestruazioni con il loro nome, così come usare i nomi corretti per indicare la menopausa e la pre-menopausa, senza eufemismi. La conversazione deve però essere inclusiva e anche gli uomini dovrebbero usare i termini corretti.

Il secondo punto è l’abolizione della Tampon Tax, perché il ciclo non è un lusso.

Legato al secondo punto c’è poi il terzo punto, ovvero rendere i prodotti mestruali gratuiti negli edifici pubblici e nelle scuole. Avere i prodotti mestruali, che sono indispensabili, negli edifici pubblici e nelle scuole non è solo un diritto umano, ma “una questione di salute pubblica”.

Parlando delle scuole, il quarto punto del manifesto di We World si concentra sull’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, che è fondamentale per “prendere decisioni consapevoli sui propri corpi, sviluppare relazioni sociali e sessuali rispettose e assicurare la giustizia mestruale”.

Il quinto punto si concentra sul prenderci cura della nostra salute mestruale. Dato che molte persone convivono con dolori spesso invalidanti legati al ciclo il manifesto di We World chiede di inserire la sindrome premestruale e le altre patologie legate al ciclo mestruale tra i Livelli essenziali di assistenza (LEA), “in modo che la loro cura sia garantita dal Servizio Sanitario Nazionale, come fatto per l’endometriosi”.

Infine, il sesto e ultimo punto è l’affermazione del congedo mestruale: molti Paesi come Spagna, Giappone e Corea del Sud l’hanno già adottato, permettendo così alle persone con ciclo mestruale di prendere giorni di ferie o di malattia extra retribuiti, oppure di lavorare in maniera flessibile.

Quando c’è giustizia mestruale tutte le persone che hanno le mestruazioni possono accedere ai prodotti mestruali che desiderano, sono libere di decidere per il proprio corpo, ricevono adeguate informazioni, possono vivere il proprio ciclo mestruale libere da stigma e da disagio psicologico e non sono limitate nella partecipazione alla vita sociale”, ha spiegato Martina Albini, responsabile del Centro Studi di WeWorld. “Il nostro paese deve dotarsi di un’agenda per la giustizia mestruale perché le mestruazioni non sono solo una questione personale, ma una questione di diritti umani e salute pubblica”.

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