In un emozionante reportage, l’Espresso ha raccontato la terribile storia dei bambini delle baraccopoli di Craica, piccolo agglomerato situato nel distretto minerario di Baia Mare, in Romania.

Qui adulti e bambini hanno l’abitudine di sniffare la colla per poter evadere anche solo per pochi momenti da un realtà terrificante, che non offre loro alcunché, tantomeno l’istruzione. I bambini, infatti, non vanno a scuola e l’unica cosa che sono tenuti a imparare il prima possibile è come fare a sopravvivere.

In quei luoghi dimenticati si fa fatica a reperire cibo, e la fame è una presenza costante nella vita di adulti e bambini. La colla li aiuta anche a non sentire i morsi della fame, spesso insopportabili, a trovare momentaneamente sollievo dal senso di disperazione che da sempre attanaglia le loro vite. “Eppure basterebbe poco, un’istruzione continua, un’applicazione costante”, ha dichiarato a L’Espresso suor Gabriela, insegnante piena di passione che cerca come può di aiutare questi bambini disperati.

Eppure sembra che nessuno riesca a risollevare le sorti di questa sfortunata popolazione Rom, che da oltre cinquecento anni è costretta a subire i soprusi dei popoli europei.

Schiavizzati e privati della loro dignità, pare non esserci alcun futuro per questo popolo martoriato, che pur aspetta da sempre la sua occasione di riscatto. Basta guardare negli occhi la piccola e sorridente Nicoleta, di appena nove anni (intervistata da L’Espresso) per capire che la speranza non se n’è mai andata da quel luogo sperduto nel nord della Romania.

Dopo la caduta di Ceausescu, molti avevano auspicato all’integrazione dei rom nella società romena, ma questo non mai accaduto. “Lo Stato non ha fatto nessuna politica di integrazione c’è soltanto un accordo riguardo l’accesso all’istruzione superiore, una sorta di quota che consente a 2-3 ragazzi di etnia romanì di poter frequentare liceo e università anche con voti bassi”, ha raccontato suor Gabriela.

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Una riflessione sulle soggettività che all'interno delle comunità rom producono saperi e lotte contro il sessismo, il classismo, la rom-fobia, le forme di anti-zingarismo sociale e istituzionale, attraverso un'analisi ricerche sociologiche recenti ma anche agency politica e attivismo di genere in queste comunità.
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Ma sono pochi quelli tra loro che riescono a superare la terza elementare, figuriamoci arrivare alle scuole superiori. I pochissimi che ci riescono “vengono emarginati e presi di mira dagli altri studenti”, ha asserito suor Gabriela.

A questi bambini viene letteralmente rubata l’infanzia. Come spiega suor Gabriela: “Qui sniffano tutti, adulti, bambini, adolescenti; non solo colla, anche le etnobotaniche […] attorno ai dodici, tredici anni, con l’arrivo delle prime mestruazioni, le ragazzine si sposano e fanno figli presto, alcune vengono anche costrette a prostituirsi. I ragazzini iniziano a rubare e ad avvicinarsi alla malavita” E lo Stato? “Qui lo Stato non mette piede, nessuno viene a controllare e loro non devono rendere contro a nessuno. Mancano modelli da seguire”.

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