Lei si chiama Michela Bartolotta, ha 23 anni ed è originaria di Padova. Quattro anni fa su Facebook ha scritto che non sarebbe mai andata d’accordo con i romeni né con le loro “badanti represse”. Li ha definiti “elementi maleodoranti”, un post carico di razzismo che non è passato inosservato e che l’ha portata a un processo che, adesso, si è concluso con una condanna, come riportato dai principali quotidiani italiani. Queste le parole choc che aveva usato in un post su Facebook di quattro anni fa:

Io e il popolo romeno non andremo mai d’accordo, tra badanti represse e altri elementi maleodoranti privi di civiltà.

La ragazza, all’epoca dei fatti, aveva 19 anni e lavorava come commessa in un negozio di Padova: aspirava a diventare una modella professionista, aveva partecipato a “Miss Muretto” e a “Bikini Contest” a Rimini ma mai avrebbe pensato che un post avrebbe potuto sollevare questo polverone, esponendola a critiche e poi a un processo. Un’indignazione così forte che l’autrice del post aveva pensato bene di rimuovere tutto mentre il padre, parlando con la stampa locale, si affrettava a condannare ogni forma di xenofobia e razzismo. Una frase, dunque, di cui si è subito pentita e che avrebbe scritto in un momento di forte stress.

La Bartolotta, per allontanare le accuse di razzismo, aveva persino organizzato un evento serale nel negozio in cui lavorava offrendo schede telefoniche ricaricabili a tutte le persone di nazionalità romena. Ebbene, questo non è bastato. O meglio non è servito del tutto. La legge Mancino, infatti, prevede fino a tre anni di carcere per chi diffonde idee che promuovano la superiorità di una razza rispetto ad un’altra. Non è stata condannata alla massima pena bensì a soli quattro mesi di reclusione (con sospensione condizionale e non menzione nel casellario) proprio perché ha chiesto scusa e tenuto conto della sua giovane età.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!